“Franco Summa e l’arte nel sociale”: il pensiero del grande scultore rivive in un libro

Famoso il telo in piazza Salotto dove invitata a dire "no". Venne invitato negli anni Settanta a due Biennali di Venezia. Oggi alle 18 la presentazione del volume alla Fondazione la Rocca

Antonio Zimarino. “Franco Summa e l’arte nel sociale”: il pensiero del grande scultore rivive in un libro
di Mila Cantagallo
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Giovedì 21 Dicembre 2023, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 08:14

Viene presentato oggi alle 18, presso la Fondazione La Rocca di Pescara, il libro “Franco Summa e l’arte nel sociale” scritto dal critico e curatore indipendente Antonio Zimarino. Lo studioso racconta l’architetto e scultore pescarese nel periodo degli anni ’70, quando mise a punto originali iniziative in ambito estetico, civile, relazionale, contribuendo alla diffusione della public art. 

«Summa è stato uno dei primi a mettere in pratica il concetto di arte per il sociale - spiega Zimarino - insieme agli alunni del Liceo Artistico promosse una serie di azioni memorabili come indagini su temi di discussione della città, coinvolgendo gli studenti in performance artistiche pubbliche, sondaggi ascoltando la gente. Nel periodo del dibattito sull’approvazione della legge sul divorzio ad esempio, l’artista e i suoi allievi sistemarono un telo bianco in piazza Salotto dove cittadini venivano invitati a scrivere il loro “no”». Oppure l’arcobaleno dipinto sulla gradinata della chiesa di Città Sant’Angelo, opera che creò polemiche contro Summa, accusato di aver imbrattato gli scalini. La pittura fu cancellata pochi giorni dopo ma l’eco fu squillante e lungo in tutta Italia. Oppure la t-shirt destinata alle persone che sposavano il pensiero dell'artista le quali, indossandola, si impegnavano a creare bellezza. I libro, edito da Carsa, enfatizza l’attualità del pensiero dell'architetto-scultore: «Lui ha lavorato sempre per la città, manifestando un pensiero innovativo. Negli anni ’70 a Pescara c’era un grande vitalità culturale.- continua l’autore- Franco Summa era uno dei motori, il suo pensiero innovativo, la ricerca per definire i temi dell’Arte nel Sociale lo resero famoso ovunque, non a caso nel 1970 e nel 1978 fu invitato a partecipare a due Biennali di Venezia». Il successo dell’artista scomparso nel 2020 è stato offuscato negli anni ’80 da un’arte diventata più borghese: «Le nuove forme elitarie e speculative di quel periodo tendevano a escludere un genio che aveva sempre scelto di lavorare per la città e non per i privati - puntualizza Zimarino - questo volume vuole evidenziare la modernità del pensiero e delle opere di un grande artista, le cui idee possono costituire un punto di partenza per lavorare oggi in termini di urbanizzazione. Non a caso, da un paio di anni si parla della famosa Porta del Mare, che nel 1993 fu rimossa da piazza Primo Maggio 40 giorni dopo la sua installazione, una creazione perfetta per quel luogo che, molto probabilmente vi farà presto ritorno». 

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