Pescara, paziente morta in ospedale: nel mirino l'impianto dell'ossigeno

Pescara, paziente morta in ospedale: nel mirino l'impianto dell'ossigeno
di Maurizio Cirillo
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Venerdì 25 Novembre 2016, 13:45
Il mal funzionamento dell'impianto di ossigenazione dell'ala est dell'ospedale di Pescara, sarebbe stata una delle cause della morte di Elvira Ferri, la donna che a febbraio del 2014 è deceduta in ospedale, facendo scattare l'inchiesta per tre medici. «Non può tacersi, per quanto di competenza, ferme restando le criticità di condotta dei sanitari coinvolti, che la disfunzione degli impianti di ossigenazione sia stata causa del decesso della paziente, aggravandone in modo fatale la condizione già precaria, di insufficienza respiratoria, favorendo direttamente, di conseguenza, l'innesco delle aritmie ventricolari, responsabili dell'insorgenza dell'arresto cardiaco».

Sono le risultanze della consulenza tecnica che il gip Antonella Di Carlo aveva disposto qualche mese fa, esaminata ieri nel corso dell'incidente probatorio che vede coinvolti il primario del reparto di medicina generale, Giancarlo Traisci, e altri due medici dello stesso reparto. Ieri c'è stata la discussione sulla consulenza stilata dagli esperti Vittorio Fineschi e Mario Giosuè Blazanelli. Nel ricostruire i vari aspetti della vicenda, i due esperti nominati dal gip, dopo essersi soffermati su una serie di presunte carenze legate alla condotta dei tre medici indagati per omicidio colposo, parlando di «una gestione ospedaliera complessiva che può definirsi di inadeguata qualità rispetto alle esigenze gestionali del caso specifico», hanno posto l'accento sul mal funzionamento degli impianti di irrogazione dell'ossigeno ai pazienti, che sarebbe stato alla base dello «squilibrio elettrolitico risultato fatale alla donna, che presentava livelli di potassio molto bassi. Nel vagliare la rilevanza autonoma delle condotte dei sanitari rispetto all'exitus della paziente - scrivono gli esperti nelle conclusioni della loro relazione -, tale ricostruzione clinica trova limite causale deterministico laddove si consideri la grave obiettivata disfunzione tecnica di abbassamento della pressione di erogazione dell'ossigeno situata a livello del letto della paziente numero 30, in conseguenza della quale si è ridotta la portata fissata sul flussimetro all'atto della somministrazione alla paziente».

Insomma un vero e proprio atto d'accusa che apre, se vogliamo, anche uno scenario più complesso della vicenda, fino ad ora legato ad una cattiva organizzazione del reparto, lasciato con un solo medico di turno per 4 reparti, e alla presunta "imperizia e negligenza" dei due medici che seguirono la donna. Adesso il fascicolo torna al Pm Varone che dovrà decidere se chiedere o meno il processo per i tre medici.
 
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