L’Aquila, medico aquilano a Londra: «Qui sottovalutato il virus»

Luigi Marchetti
di Daniela Rosone
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Martedì 14 Aprile 2020, 11:35
L’AQUILA - Lo ha voluto “celebrare” il consigliere comunale Giancarlo Della Pelle ringraziando medici e infermieri per il lavoro quotidiano. Lui è Luigi Marchetti, aquilano, tutti lo chiamano Gigi e da 5 anni ha lasciato l’Italia. In Inghilterra, dove si trova, la sottovalutazione iniziale del rischio ha prodotto danni seri.

Il dottor Marchetti è un radiologo, uno di quei cervelli emigrati dall’Italia dopo aver studiato all’Aquila. La prima tappa in Irlanda, per studiare inglese la mattina e lavorare la sera in ristorante.

“Dura abituarsi - racconta - ma dopo sei mesi è arrivata la chiamata per un lavoro in Inghilterra. Prima nel Galles, poi dopo un anno e una crescita importante nel campo di Tac e Risonanza Magnetica è arrivata l’occasione in uno dei più grandi ospedali di Londra, il Lewisham and Greenwich Hospital”.

Qui l’emergenza è di casa, racconta il giovane medico, ma mai ci si sarebbe aspettati di affrontare questo.

“Lavorare in un ambiente che oramai è solo riservato a pazienti Covid - 19 è difficile. Anche se abbiamo tutti gli strumenti che servono a proteggerci dobbiamo essere sempre meticolosi su qualunque protocollo, dal tipo di mascherina, alla visiera, alla doccia. Ogni volta non ti senti sicuro, noi viviamo a contatto con questa infezione. È pure una questione psicologica e che spero riusciremo a superare al meglio”.

Ogni giovedì dalle finestre con un applauso si ringrazia il sistema sanitario inglese ma vorrei, dice Luigi, “che ci si ricordasse di noi anche dopo”. Alla morte, anche se fai il medico, non ci abitua. Luigi a Londra si è confrontato con la morte di un ragazzo che conosceva e con il fratello di un collega, senza patologie pregresse, senza dimenticare il giovane di Nereto che era in Inghilterra come tutti per trovar fortuna.

“Dal punto di vista personale - spiega - quest’esperienza mi ha confermato quanto la vita sia imprevedibile, noi aquilani ci siamo passati con il terremoto. L’Aquila anche se viaggio molto rimane il centro del mondo. La situazione qui a Londra è stata presa molto superficialmente e il virus è stato considerato come una normale influenza. Facendo radiografie e Tac del torace mi son reso conto che la situazione era ben più grave”.

Un abbraccio virtuale lo manda alla città, per come si sta gestendo l’emergenza. Ottimo il lavoro, dice, di tutti i medici e infermieri dell’Ospedale e anche del Comune senza dimenticare tutti gli aquilani che stanno rispettando le regole. Una punta di rabbia invece per chi si vanta di non aver paura ignorando le restrizioni e protestando perché gli stili di vita sono dovuti cambiare. 
 
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