Grandi rischi, il verbale della riunione
che ha scatenato allarmi e polemiche

Grandi rischi, il verbale della riunione che ha scatenato allarmi e polemiche
di Stefano Dascoli
3 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Gennaio 2017, 13:38 - Ultimo aggiornamento: 13:41
L'AQUILA - Quattro pagine, più una di considerazioni aggiuntive. Ecco il documento da cui è scaturito il comunicato che ha scatenato il panico all'Aquila. E' il verbale della riunione della Commissione grandi rischi tenutasi il 20 gennaio a Roma «con la presenza dell'ufficio di Presidenza e di tutti i componenti del settore Rischio sismico a eccezione dei professori Bazzurro, Manfredi e Seno». La seduta è stata presieduta dal vicepresidente Gabriele Scarascia Mugnozza. Tra i partecipanti c'erano il presidente dell'Ingv Carlo Doglioni (insieme ai direttori della struttura Terremoti Daniela Pantosti e del Centro nazionale terremoti Salvatore Mazza) e alcuni rappresentanti della Protezione civile: Di Bucci, Cardaci, Filippi, Zambonelli, Madeo, Scalzo, Salustri Galli e Dolce.

Il passaggio più importante del verbale è ovviamente quello relativo alle possibili evoluzioni della sequenza. Rispetto al comunicato stampa, si entra maggiormente nel dettaglio. «Vari sistemi di faglia - si legge - contigui a quelli già attivati fino ad oggi o attivati solo con eventi di magnitudo 5-5.5 non hanno prodotto terremoti di grandi dimensioni negli ultimi tre secoli e hanno il potenziale di produrre terremoti di magnitudo 6-7». In particolare la Commissione ha riportato le valutazioni fatte a seguito dell'evento di Amatrice del 24 agosto. Allora erano stati individuati tre segmenti di faglia: «Montereale, subito a ovest dell'evento di agosto, che si è attivato durante gli eventi del 1703; si nota in particolare la quiescenza sismica di questo segmento nel periodo strumentale, che contrasta con l'attività altrimenti continua dell'allineamento dall'Aquila a Colfiorito; questo segmento continua verso sud-est con la faglia di Paganica che si è attivata durante il terremoto dell'Aquila; il segmento a nord della sequenza di agosto, lungo la faglia del Vettore-Bove, che non mostra segni storici di terremoti importanti; il segmento a sud-est della sequenza di agosto, lungo la faglia di Gorzano, che si è attivato durante la sequenza dell'Aquila (2009, ndr) con eventi di piccole dimensioni (minori di 5.2) nella zona di Campotosto».

Alla luce di questo, la Commissione sostiene che la sismicità del 26 ottobre (Castelsantangelo sul Nera) ha attivato il secondo segmento (Vettore Bove), e gli eventi del 18 gennaio scorso hanno mobilitato la porzione della faglia di Gorzano, «ma con magnitudo ridotta».

Dunque, e questo è il passaggio cardine, questi sarebbero gli scenari più verosimili, ancora sulla linea dei tre segmenti individuati: «La rottura del sistema di faglie che collegano la sismicità dell’Aquila del 2009 e la sismicità di Colfiorito del 1997, sulla traccia degli eventi del 1703; la possibile prosecuzione a Nord del sistema del Monte Vettore, su faglie non mappate in superficie; il segmento a sud-est della sequenza di ottobre, lungo la faglia di Gorzano in direzione di Campotosto e L’Aquila, con la possibile riattivazione anche delle aree interessate dagli eventi del 18 gennaio». Nelle considerazioni aggiuntive, la Commissione dice che la sequenza ha colpito un’area «dove sono disponibili eccellenti conoscenze sismologiche e geologiche», ma annota che «mancano elementi importanti per una conoscenza completa sull’intero territorio italiano». Invita pertanto la Protezione civile a intraprendere un vasto studio. «Senza queste conoscenze di dettaglio – dicono gli esperti – le analisi e le interpretazioni risulteranno sempre frammentarie e incomplete». La seconda considerazione importante è che viene posta grande attenzione alla diga di Campotosto: «La faglia di Gorzano taglia il bacino in vicinanza della diga di Rio Fucino; nel caso di un evento comparabile a quello del 30 ottobre, fagliazioni superficiali sarebbero da aspettarsi».