Giovanissima si è ritrovata a dover affrontare, faccia a faccia a Teramo, in un’aula di tribunale il ragazzo di cui lei si era invaghita e che invece in pochi mesi le avrebbe reso la vita un vero e proprio inferno. Non un amore, ma un’ossessione per lui che durante i litigi passava alle mani per dimostrare la sua forza e anche nei momenti di pace apparente imponeva la sua presenza con il controllo del telefono e di tutti i social della fidanzata. Una ragazza teramana di 20 anni che alla fine è riuscita a denunciarlo lo scorso aprile con lui, un kosovaro all’incirca suo coetaneo, che adesso si trova in carcere dopo aver violato il divieto di avvicinamento che gli era stato concesso come misura di alleggerimento degli arresti domiciliari.
Una vicenda complessa, con il processo per atti persecutori che si sta svolgendo davanti alla giudice monocratica Claudia Di Valerio, che a un certo punto ha visto anche il coinvolgimento dell’albanese 31enne Roland Bushi, condannato lo scorso febbraio in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio della fidanzata moldava commesso a Francavilla. È stato Bushi, infatti, a scrivere dal carcere di Castrogno, dove in precedenza era detenuto, una lettera alla 20enne teramana per avvisarla della volontà del suo ex di ucciderla. Una confidenza che avrebbe ricevuto durante l’ora d’aria dal carcerato kosovaro, o almeno così sembrerebbe. Ma non c’è solo questo perché Bushi sempre quando stava a Castrogno avrebbe pure contattato la 20enne telefonicamente, utilizzando pare un cellulare detenuto illegalmente nel penitenziario, cosa che gli è costato il trasferimento a Rebibbia e una denuncia con il procedimento in corso. «Quando lui esce per l’udienza, ti ammazza».
È questo l’avviso che le aveva lanciato nella lettera finita agli atti del dibattimento.