L'Aquila, viaggio nel cantiere
del nuovo stadio di Acquasanta

L'interno del nuovo stadio
di Stefano Dascoli
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Sabato 13 Giugno 2015, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 13:16

L'AQUILA - Immaginare di assistere a una partita da qui, dalla tribuna principale dello stadio di Acquasanta, che molto probabilmente sarà il «Gran Sasso d’Italia», regala sensazioni forti: il campo è lì, a un passo, e, fatte le debite proporzioni, pare quasi di essere allo Stadium di Torino.

Deve essere questo, in primis, il fattore che ha scatenato tanta attesa e tante polemiche: lo stadio è potenzialmente un gioiello ed è normale che ci sia impazienza. Entrarci oggi fa un certo effetto. Basta tornare con la mente ai tempi di una delle più grandi tendopoli del post terremoto che aveva lasciato un inevitabile strascico di incuria e abbandono.

I piedi poggiano su uno strato di sassi e sassolini che copre tutta la superficie del campo. I tecnici ci spiegano che si tratta del sistema di drenaggio, tra i più avanzati. Le pietre sono di tre dimensioni diverse ed è impossibile scorgere granelli di terra tra loro. Sono bianchissime ed è condizione essenziale affinché l’acqua vi penetri senza problemi e finisca nel reticolato di tubazioni sottostante che, a sua volta, confluisce in due serbatoi di accumulo. Quando pioverà il campo reggerà magnificamente. Con l’acqua raccolta in queste due grandi vasche si potrà innaffiare il terreno per ben due volte. Benefici dell’agognato intaso in organico.

IL PACCHETTO - Ci sono due operai della Spel di Altamura che, con in maniera certosina, livellano la superficie con l’aiuto della ghiaia. Qui verrà sistemata l’erba sintetica: un «pacchetto» complessivo di 44 centimetri (drenaggio compreso) che, ad oggi, costituisce il sistema «professional» più tecnologicamente avanzato. Ci vorranno trenta giorni affinché la posa del manto venga completata. Partenza a brevissimo.

GLI SPALTI - Dal campo alla curva dei tifosi di casa da 1.400 posti. E’ costata quasi un milione, alla fine. Le barriere che la separano dal terreno sono in vetro e molto basse, così come impone il primo impianto delle serie minori senza reti o divisori. Sotto la gradinata ci sono due locali di servizio molto moderni. Si sale sulla tribuna principale da 2.550 posti. Al momento non ci saranno poltroncine: si tenterà di recuperare fondi. Attraversare i corridoi di passaggio significa immergersi pienamente nella lunga e travagliata storia dell’impianto. Ci sono tinteggiature e ammodernamenti da fare. E c’è soprattutto lo scheletro di spalle al settore ospiti che andrà pannellato. Ma siamo già al quinto milione di euro pieno per questo impianto, tutto compreso. Non sarà semplice andare oltre. Alla fine della tribuna si affacciano le sale del Gos e quella per la stampa. Particolare attenzione sarà riposta agli arredi interni. Il bar ha le vetrate sul campo, ma si trova opposto rispetto alla tribuna centrale. L’ingresso per i tifosi ospiti è molto vicino alle abitazioni: potrà essere un problema. Il loro settore ha reti che potranno essere alzate automaticamente se lo richiederanno le forze dell’ordine.

LE PALESTRE - Negli spogliatoi ci sono persino due palestre riscaldate. In una di queste giacciono le vecchie luci donate dalle olimpiadi invernali di Torino. Ne arriveranno altre molto più moderne, a breve, da montare sui pali già issati. Queste finiranno nei campetti di periferia. Si punta a finire tutto il necessario per l’omologazione entro luglio, così da rendere disponibile l’impianto a settembre. Per la videosorveglianza i fondi in parte ci sono. Ma servirà un altro progetto per rendere quello che appare già un gioiello una struttura davvero avanguardistica.

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