Pensioni, vedova risulta morta da 26 anni: l'Inps la “resuscita" in dieci minuti

Pensioni, vedova risulta morta da 26 anni: l'Inps la “resuscita" in una settimana
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Mercoledì 15 Dicembre 2021, 08:07 - Ultimo aggiornamento: 15:57

Oltre una settimana vissuta in veste di defunta. Non è un film, ma un fatto vero che le ha impedito di attivare la procedura per ottenere i trattamenti pensionistici. Per fortuna, poi, all’ Inps è stato chiarito tutto, risolvendo il caso in pochi minuti e senza ulteriori intoppi. È questa, la vicenda dell’ennesimo scherzo della burocrazia, accaduto ad una signora di Nereto (Teramo), 60 anni, due figlie, rimasta vedova.

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«Circa 15 giorni fa - racconta - mi sono recata negli uffici del Patronato locale, per cercare di sistemare in anticipo alcune pratiche amministrative inerenti il Tfr e la reversibilità della pensione di mio marito. Sembrava non dovesse esserci nessun problema fino a quando, dopo aver inserito i miei dati personali e il mio codice fiscale, non è apparso che per l’ Inps risultavo deceduta, il 15 aprile del 1995». Addirittura da ben 26 anni, e nessuno che abbia mai scoperto l’incongruenza, pur avendo tutti gli altri documenti in regola e da esibire, dalla carta d’identità, alla patente, alla tessera sanitaria.

Tra lo stupore e lo sconcerto, non sono mancate anche alcune battute ironiche per l’assurda situazione. «All’inizio - dice la sessantenne - abbiamo pensato che l’errore fosse nel codice fiscale sbagliato, ma anche in successive verifiche non c’è stato nulla da fare: per l’ Inps ero morta nel 1995.

A tal punto, non ho potuto più inoltrare le domande. Mi è venuta una certa ansia e agitazione, ho pensato anche che tale sbaglio, fin troppo evidente, potesse diventare un ostacolo ai miei diritto. Inoltre, si è aggiunta anche la deprimente prassi per dimostrare che sono viva, considerato che il giorno dopo sarei dovuta andare in Municipio, per farmi rilasciare il certificato di esistenza in vita».

Per la donna, la scoperta di essere stata annoverata, per oltre un quarto di secolo, tra i deceduti ha provocato momenti di apprensione ed amarezza. «Mi sono sentita - prosegue - un po’ beffata dalla sorte». Poi la scorsa settimana è partita da Nereto per recarsi all’appuntamento negli uffici dell’ Inps, a Teramo. «Non mi hanno saputo dare spiegazioni, in merito alla registrazione errata, ma appena ho consegnato il certificato di esistenza in vita tutto è tornato alla realtà, in circa 10 minuti». All’ Inps di Pescara spiegano che purtroppo situazioni del genere «posso accadere, a volte anche per aver digitato male un codice fiscale o dalle immissioni di dati da parte di enti preposto o familiari».

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