Turismo in bici: la pista più lunga d'Europa piena di "buchi"

Turismo in bici, la pista più lunga d'Europa piena di "buchi"
di Rosalba Emiliozzi
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Domenica 17 Maggio 2020, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 08:19

L'Abruzzo è così bello che spesso chi lo visita per la prima volta non si accorge dei "buchi". Territorio a grande vocazione turistica, non riesce a sfruttare a pieno le bellezze mozzafiato della sua natura. E quando prova a darsi una connotazione sovranazionale escono fuori tutti i nei: le guerre tra i comuni, l'incapacità progettuale, i problemi irrisolti. E la pista ciclo-turistica della costa regionale con i suoi percorsi che finisco nel nulla o, peggio, lungo la statale tra Tir e smog ne è un esempio lampante, sottolineato dal reportage della Cna.  Claudio Di Dionisio, esperto del settore, non la manda a dire: «Pochi tratti completati, si entra e si esce continuamente». Gabriele Marchese,  Cna Turismo Abruzzo, aggiunge: «Accelerare subito i lavori»
 

 

«Ha ragione il rapporto sul cicloturismo in Italia realizzato da Isnart-Unioncamere e Legambiente quando descrive questo settore come “componente essenziale della ripresa del settore turistico all’indomani dell’epidemia da Covid-19” -  dice il responsabile regionale di Cna Turismo Abruzzo, Gabriele Marchese -  ma occorre sapere che in Abruzzo esistono ancora tante criticità per il completamento del tratto della ciclovia Adriatica, che pure figura in cima al gradimento del popolo delle due ruote». 

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L’Abruzzo, secondo progetti già svelati e dibattuti, verrà attraversato da una delle ciclovie più lunghe d’Europa, questa la sua potenzialità e con queste caratteristiche si porrà sui depliant pubblicatari post coronavirus.  Ma, come fanno notare in Cna, questo «una volta realizzata». Ma allo stato attuale di questo percorso affascinante quanto attrattivo, «stando all’avanzamento dei lavori effettivi sul percorso, ben difficilmente potrà essere a disposizione degli amanti della bici in poco tempo», dice  Claudio Di Dionisio, presidente regionale di Cna Turismo e che nella vita svolge proprio l’attività di accompagnatore ciclo-turistico. E' salito in sella alla sua bici, ha pedalato e scattato foto in tutti i punti dove la pista ha problemi evidenti. 
 
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«Sono partito dal Pontile di Francavilla direzione San Salvo. Nei primi 3 chilometri, fino al confine con Ortona, esiste una parziale e vecchia ciclo-pedonale realizzata sul marciapiede e non conforme alle normative Cee. Dal confine nord, da Francavilla al porto di Ortona non esiste nulla per circa 13 chilometri. Una volta arrivati al porto, fino all’imbocco con la riserva Acquabella, per circa un chilometro e mezzo esiste una ciclo-pedonale; ma dalla riserva Acquabella, per circa altri 3 chilometri che comprendono una galleria, non c’è ancora nulla. Una volta arrivati a San Vito Chietino, dopo 6 chilometri, e fino a Contrada Portelle esiste la pista con piccoli pezzi non ultimati, ma come si arriva alla galleria del promontorio dannunziano la pista si blocca di nuovo».

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E non va meglio altrove. «Da qui in poi la pista presenta diversi blocchi e pezzi mancanti, principalmente in prossimità delle gallerie, che sono tutte chiuse. Così si oltrepassa Fossacesia Marina e si arriva a Torino di Sangro, dopo circa 8 chilometri: dalla vecchia stazione ferroviaria, per circa 3 chilometri, la pista è inesistente, con un tratto di oltre 200 metri crollato per le mareggiate. Una volta rientrati a Lido Le Morge, si torna per un paio di chilometri e mezzo sulla pista, in prossimità di Finisterrae a Casalbordino Lido, per poi tornare a interrompersi di nuovo per circa 4 chilometri fino a dopo il centro Vacanze Poker. Da questo punto in poi, invece, la pista diventa bellissima e per circa 8 chilometri, fino a Punta Aderci, corre su stabilizzante battuto per preservare il territorio della riserva e forma una lunga lingua bianca che si addentra fino al punto panoramico di Punta Aderci». Pronti per lo sprint finale? «Dopo Punta Aderci la pista non esiste per circa 4 chilometri, fino alla Spiaggia della Canale; da lì in poi esiste quasi integralmente fino a Marina di Vasto, con le eccezioni delle gallerie tutte chiuse, per altri 4 chilometri. Qui ci si immette sulla vecchia ciclo-pedonale che arriva finalmente a San Salvo dopo circa altri 4 chilometri». 

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Ciò che Cna ha scoperto è che su un tratto di 65 chilometri, ce ne sono ancora una trentina da completare, con tratti altamente critici e il ciclista è obbligato a lasciare il verde per immettersi sulla Statale 16 tra camion e il rischio continuo di essere investiti. «Questo è lo stato delle cose - conclude Marchese -  è evidente che questo segmento dell’offerta turistica abruzzese stenterà a decollare se non ci sarà ora un’accelerazione dei lavori da parte dei diversi soggetti appaltanti».
 

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