«Persi quasi mille posti di lavoro»: l'allarme della Uil dopo i no al fotovoltaico a Tuscania e Montalto

Un impianto fotovoltaico a Montalto di Castro
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Sabato 20 Giugno 2020, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 16:34
«Con un colpo solo, sono sfumati 800 posti di lavoro necessari per la costruzione e 150 che sarebbero serviti per la manutenzione in un arco temporale di 20 anni. Parliamo di un investimento di circa 250 milioni di euro che rischiamo finisca altrove».

Arturo Ranucci, segretario della Uil di Viterbo e Civitavecchia, guarda dal punto di vista occupazionale la bocciatura da parte del consiglio dei ministri dei due impianti fotovoltaici a Tuscania e Montalto di Castro. Ma da qualunque angolatura la osservi, questa decisione secondo il sindacalista è una vera iattura per il Viterbese.

La notizia è arrivata il 12 giugno, diffusa con poche, sintetiche righe in una nota dello stesso Cdm. «Il Consiglio dei ministri ha deliberato di accogliere l’opposizione del ministro per i Beni e le attività culturali avverso il provvedimento della Regione Lazio, del 29 marzo 2019, di autorizzazione alla realizzazione di un impianto fotovoltaico in località Pian di Vico, nel comune di Tuscania. Ha deciso inoltre di accogliere l’opposizione avverso il provvedimento della Regione Lazio, del 31 maggio 2019, di autorizzazione alla realizzazione di un impianto fotovoltaico nel comune di Montalto di Castro, località Campomorto e Canino».

Una doppia bocciatura dei progetti avanzati da una società estera che secondo la Uil peserà come un macigno sullo sviluppo locale. «Penso – dichiara Ranucci – alla Comal Impianti di Montalto, azienda che è un’eccellenza del settore a livello nazionale. Aveva vinto l’appalto per la realizzazione di un impianto, poi è arrivata la sospensiva del Mibact e tutto si è fermato. La società promotrice era ricorsa la Tar contro il ministero per i Beni e le attività culturali, vincendo. Poi, è arrivato il pronunciamento del Governo e ora la Comal, se non troverà subito altre commesse, rischia di dover licenziare molti dei 100 dipendenti».

Ma insieme a questa azienda, c’è una miriade di piccole realtà imprenditoriali locali, vincitrici di subappalti, che rischiano di chiudere. “Molte imprese del Viterbese – ricorda il segretario della Uilm – hanno investito in questi anni in green economy. Del resto, il Governo ripete l’importanza di abbandonare i fossili e puntare sulle energie alternative. E dopo questi tre mesi di chiusura, ci martellano con la necessità di far ripartire l’economia. Ecco, allora mi spieghino perché impedire un investimento mai visto prima nel Viterbese e che avrebbe dato lavoro a centinaia di famiglie”. Ranucci, tra le motivazioni del Mibact per la sospensiva, cita la possibilità che l’impianto di Tuscania impatti sulla via Clodia, mentre per Montalto l’eccessiva estensione a danno dell’agricoltura.

“Siamo di fronte alla crisi peggiore dal dopoguerra e – ribadisce il sindacalista – non possiamo permetterci di perdere investimenti, soprattutto in energie pulite”. La Uilm nei prossimi giorni incontrerà in assemblea tutti i lavoratori delle aziende coinvolte. “Insieme decideremo come far sentire la nostra voce”, conclude.
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