Teatro Unione, rimborsi solo con voucher. Antoniozzi: «Poco rispettoso, si segua l'esempio della Scala»

Alfonso Antoniozzi
di Massimo Chiaravalli
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Mercoledì 2 Dicembre 2020, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 21:00

«E’ al via la procedura di rimborso tramite voucher per gli abbonati e i possessori di biglietti degli spettacoli programmati da Atcl e annullati a causa della chiusura dei teatri». L’indicazione però non è piaciuta ad Alfonso Antoniozzi, baritono e regista, che avrebbe preferito venisse garantita anche l’opzione rimborso monetario, «come stanno facendo tanti teatri in tutta Italia».

La comunicazione di Atcl è valida per una serie di teatri nel Lazio, tra cui l’Unione a Viterbo, il Don Paolo Stefani a Caprarola, il Lea Padovani a Montalto di Castro e il Rossella Falk a Tarquinia. Causa Covid, gli spettacoli della stagione 2019-2020 già rinviati in autunno sono stati definitivamente annullati. I voucher sugli abbonamenti saranno emessi dal botteghino quando riaprirà, sui biglietti occorre inviare una mail a rimborsi.atcl@gmail.com con una foto del tagliando entro il 18. Chi ha acquistato su ticketone.it dovrà a questo rivolgersi.

Antoniozzi - che sta lavorando su “A riveder le stelle”, in scena alla Scala di Milano, lunedì prossimo, dalle 17 in diretta su Raiuno – però non vede bene questa decisione. «Sono sorpreso e perplesso – dice - dal fatto che Atcl offra soltanto l’opzione del voucher. E’ vero che la legge è piuttosto fumosa, ma molti teatri italiani si sono orientati nell’ottica del rispetto del pubblico e della libertà di scelta».

La buona pratica degli organizzatori teatrali, secondo lui, «ha scavalcato le intenzioni del legislatore e avendo attenzione per il proprio pubblico si sono posti questa domanda: se ho organizzato uno spettacolo e lo spettatore voleva vedere solo quello, perché devo imporgli di vedere un’altra cosa? Non è per me il modo corretto di fidelizzare lo spettatore.

Lo fidelizzi rispettandolo, una decisione di buonsenso che mi spiace constatare non sia arrivata nella nostra città».

Da qui l’invito ad Atcl a rivedere la scelta. «Dovrebbe seguire la linea dettata ad esempio dalla Scala, ma anche a Fermo e dal teatro Galli di Rimini: hanno capito che non è restando attaccati a quei denari che si mantiene vivo il rapporto con il pubblico. Si offra la possibilità di vedersi rimborsati i biglietti, oltre al voucher. In un periodo di crisi come questo magari quei soldi possono fare comodo». Non si può seguire la terza opzione adottata da altri: lasciare i soldi nelle casse del teatro. «Perché purtroppo non ce le abbiamo: l’Unione ospita - conclude - ma non che produce».

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