Cinque candidati a sindaco, due tenuti ancora a bagnomaria e uno di riserva. Lo scenario finora delineato per palazzo dei Priori è all’insegna della grande ammucchiata. L’ultimo ad aggregarsi tra quelli che sperano di indossare la fascia tricolore è Carlo D’Ubaldo (Sinistra per Viterbo), che va ad aggiungersi agli altri usciti allo scoperto Giovanni Scuderi, Chiara Frontini (Viterbo 2020), Laura Allegrini (FdI) e Luisa Ciambella (Per il bene Comune).
Lo schieramento di D’Ubaldo nasce da Rifondazione, Sinistra italiana, Articolo uno, varie associazioni e dalla vecchia esperienza di Lavoro e beni comuni. Tornando ai due schieramenti, i crismi dell’ufficialità mancano ancora per Claudio Ubertini (Lega, Forza Italia, Fondazione e Udc) e Alessandra Troncarelli (Pd). Proprio sulla dem ci sono ancora nodi da sciogliere, come quello delle alleanze: la convivenza tra Azione e Movimento 5 Stelle è sempre in salita. Lo conferma Massimo Erbetti, che sabato ha inaugurato la sede in Corso Italia 107. «Abbiamo una lista – dice - con il simbolo del Movimento, a scanso di equivoci». Come dire: se qualcuno pensava che ci avrebbero rinunciato per quieto vivere, ha capito malissimo.
E infatti eventualmente «c’è anche un candidato sindaco, ma è prematuro, perché dobbiamo ancora vedere se andremo in coalizione o da soli».
A questo punto, i dem sarebbero costretti a scegliere tra i due un solo compagno di viaggio. E forse è uno dei motivi per cui il candidato sindaco non è ancora uscito allo scoperto. I 5 Stelle nel mentre pensano al programma, con due priorità, cioè «il rilancio del centro storico – spiega Erbetti - e l’efficientamento energetico: c’è già una mia mozione sulle comunità energetiche approvata anno e mezzo fa».
Sull’altra sponda invece le cose come vanno? Intricate allo stesso modo, se non peggio. Se in ambito locale infatti l’accordo con i meloniani è saltato e si temporeggia su Ubertini, a livello nazionale partono segnali per un possibile ritorno al centrodestra unito. E magari non è escluso che Roma rimescoli le carte: un appiattimento finale su Allegrini non sarebbe fantapolitica, soprattutto se imposto dai capi. Perché da buona ultima provincia del regno, in ordine alfabetico, di Viterbo si arriva a discutere dopo aver trovato l’accordo su tutto il resto del mondo al voto.