Forno crematorio rotto da due mesi, salme in trasferta. A Viterbo è protesta: «Un salasso e niente avvisi»

Forno crematorio rotto da due mesi, salme in trasferta. A Viterbo è protesta: «Un salasso e niente avvisi»
di Simone Lupino
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Lunedì 9 Gennaio 2023, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 17:15

Forno crematorio rotto, salme in trasferta: scoppia la protesta a Viterbo a causa del guasto che da due mesi tiene spento l’impianto ubicato presso il cimitero di San Lazzaro. Mentre dal Comune non è partito mai alcun avviso e nemmeno un post nelle tante comunicazioni social di sindaca e Giunta per informare i cittadini, è successo che tante famiglie viterbesi si sono ritrovate a scoprire del disservizio solo all’ultimo. E in aggiunta, che per dare seguito alle ultime volontà dei propri cari si sarebbero dovute rivolgere a strutture fuori provincia, con aggravio di costi notevole dovuto al trasporto e ad altre incombenze burocratiche.

Guasto al cimitero, cremazioni ferme per 2 mesi e mezzo. Niente avviso dal Comune, disagi

Tra le voci che si sollevano c’è quella di Raffaele Amato, un abitante della frazione di Bagnaia, a cui il 22 dicembre scorso è venuto a mancare il cognato, quasi ottantenne. “Noi abbiamo appreso del guasto direttamente dall’agenzia funebre. Ci hanno spiegato che il tempio crematorio di San Lazzaro era rotto e che quindi bisognava andare a Firenze. Totale spese: 700 euro. Una cifra non indifferente”. Togliendo la tariffa per la cremazione infatti (150 euro, invariata), il resto se ne va tutto per gli extra. “Immagino che la mia famiglia non sia stata l’unica da novembre a oggi a dover gestire la morte di un proprio congiunto. Per cui faccio un appello al Comune perché intervenga subito per risolvere il problema, non si può più andare oltre. Tutti i servizi sono indispensabili, ma questo forse lo è più di altri. Inoltre non tutti si trovano nelle condizioni di poter far fronte a queste spese.

Uno stop di qualche giorno è comprensibile, due mesi sono qualcosa di assurdo”.

Il singor Amato ha vissuto un disagio simile non molto tempo fa: “Già la scorsa estate in occasione della morte di mia sorella avevamo trovato il tempio crematorio rotto per un altro guasto, rispetto a oggi però si trattò di aspettare una settimana per la riparazione”.

Oltre alla trasferta c’è anche l’incertezza sui tempi. La cremazione del cognato di Raffaele Amato è prevista per questi giorni. Pare proprio per oggi. “Mio cognato è morto il 22 dicembre e i funerali si sono svolti il giorno seguente. Evidentemente deve essersi formata la coda. Non abbiamo chiesto spiegazioni perché in quel momento sei assorto in altri pensieri, però è veramente un lasso di tempo lungo. Se fossimo stati informati prima dal Comune, non dico che avremmo optato per l’inumazione o la tumulazione tradizionali, ma avremmo almeno valutato”.

Intanto dalla Giunta Frontini ancora nessuna comunicazione ufficiale. Contattata nei giorni scorsi da Il Messaggero, la Silve, la società che ha in concessione il servizio di cremazione a Viterbo, aveva spiegato che il guasto non era prevedibile. Il problema riguarda un pezzo che deve essere nuovamente prodotto dalla fabbrica. L’ordine è stato fatto subito, ma la consegna è prevista per fine gennaio. Nel frattempo ai residenti la ditta riesce a garantire la cremazione nell’altro impianto di sua gestione a Firenze, garantendo la stessa tariffa applicata a Viterbo: 150 euro, “la più bassa d’Italia”. Ovviamente però la società non può farsi carico delle spese di trasporto e dei costi burocratici.

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