Covid-19, la denuncia della Cisl viterbese: 237 infortuni, donne le più colpite

Infermieri al lavoro
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Lunedì 28 Dicembre 2020, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 16:26

In tutta Italia dall’inizio dell’anno a fine novembre sono stati 104.328, nel Lazio 5.542 e a Viterbo 237. Tanti i lavoratori colpiti dal Covid-19 durante il servizio. Dati che, dopo quelli di Rieti ferma a 217, fanno della Tuscia il secondo territorio con minor numero di infortunati da coronavirus nella regione. Seguono Latina con 302, Frosinone con 365 e infine Roma con 4.421. Soprattutto, nessuno dei viterbesi colpiti dalla pandemia sul posto di lavoro è deceduto, mentre a Frosinone uno non ce l’ha fatta, due a Latina e 20 nella Capitale.

“Il sistema della sicurezza ha funzionato. Questi dati diffusi dall’Inail – commenta Fortunato Mannino, segretario della Cisl viterbese – dimostrano che aziende, pubbliche amministrazioni, sindacati insieme sono riusciti a fare squadra, alzando il livello di sicurezza per i lavoratori e, quindi, contenendo la pandemia. La task force messa in piedi dalla Prefettura negli scorsi mesi con tutti i soggetti dei vari comparti ha consentito di elaborare protocolli che hanno funzionato”.

Spicca dai dati il rapporto tra i sessi, con le donne particolarmente prese di mira dal virus: 148 contro 89 uomini. “Si dimostra ancora una volta – continua Mannino – una falla nel sistema di tutele: le donne sono le categorie più a rischio, anche per la tipologia di lavori spesso compiuti che comportano un maggior contatto con gli altri. Penso alle infermiere, alle commesse, alle cassiere, alle donne delle pulizie”.

Per classe d’età, la fascia d’età più colpita è stata quella tra i 50 e i 64 anni con 93 contagiati, seguiti dagli 82 tra i 35 e i 49, quindi 57 tra 18 e 34, infine 5 oltre i 64 anni.

Da tenere in considerazione, la brusca impennata di infortuni da Covid-19 registrati nel mese di novembre: “L’incremento – prosegue il sindacalista – ha interessato tutte le province del Lazio, solo Rieti esclusa. Anche nel Viterbese lo scorso mese i casi sono raddoppiati rispetto a quelli registrati a ottobre. Significa che dobbiamo mantenere alta la guardia e non disperdere quello spirito di collaborazione che sinora ha funzionato.”

Il settore più colpito è stato quello della “sanità e assistenza sociale” con il 78.2% delle denunce e, nella pubblica amministrazione, gli organi preposti alla sanità, come le aziende sanitarie (11,3%). E, infatti, maggiormente soggetti al contagio sul posto di lavoro sono stati medici, infermieri, operatori socio-sanitari e socio-assistenziali. Entrando nello specifico, tra i tecnici della salute l’84,8% compaiono infermieri, il 5,1% fisioterapisti, l’1,7% tecnici di radiologia. Tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, il 92,3% sono ausiliari ospedalieri, portantini e barellieri, mentre il 5,6% sono collaboratori scolastici.

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