Coronavirus, zero casi al Giovanni XXIII. Il direttore: «Ecco come abbiamo fatto»

Coronavirus, zero casi al Giovanni XXIII. Il direttore: «Ecco come abbiamo fatto»
di Massimo Chiaravalli
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Giovedì 7 Maggio 2020, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 11:05
Zero casi. Per gli 80 ospiti e i circa 40 lavoratori, il Centro geriatrico Ipab Giovanni XXIII è stato un’isola felice. Quello che all’inizio è apparso come un eccesso di zelo infatti alla fine si è rivelato l’ancora di salvezza per tutti. Come? «Abbiamo chiuso tutto il 24 febbraio», rivela il direttore, Attilio Rosati.

Personale e residenti hanno voluto ringraziare i vertice della struttura: oltre a Rosati, che ha preso le decisioni, anche il commissario straordinario Giuseppe Piferi, che le ha assecondate: «Per merito di persone come queste l’istituto ad oggi, nonostante l’elevato numero di ospiti e operatori – dicono - può vantare lo straordinario risultato di zero contagi da coronavirus».

L’istituto si è salvato così. «La sera del 23 febbraio – spiega Rosati – a cena ho sentito in televisione la notizia di un uomo morto ad Alzano Lombardo. Sono rimasto paralizzato, ho pensato: se dalla Cina il virus è giunto in Lombardia, quanto ci mette ad arrivare a Viterbo? Quella notte non ho chiuso occhio. E la mattina successiva c’è stata la svolta. «Arrivato in istituto ho preso tutte le decisioni del caso. Ho isolato la struttura: porte chiuse, nessuno è più entrato né uscito, ho adottato i dispositivi di protezione per tutto il personale, istituito un protocollo di sanificazione costante delle mani, modificato il protocollo fornitori, in modo che lasciassero la roba fuori».

Al Giovanni XXIII qualcuno abita per conto suo in mini appartamenti: sono le persone totalmente autosufficienti. Altre, nel padiglione centrale, hanno bisogno di un livello di assistenza più elevato. All’interno ci sono attività di svago. Tra personale di ruolo, cucina, infermieri, operatori socio assistenziali, sociologi, neuropsichiatra, sono presenti circa 40 lavoratori. «Mi ha salvato quella notizia al telegiornale.

Gli ospiti, circa 80 – continua Rosati - hanno tutti situazioni pregresse piuttosto delicate. S il virus fosse entrato, avrebbe fatto una strage. Il personale all’inizio mi prendeva un po’ in giro, c’è stata un po’ di ilarità. I parenti e gli ospiti, i primi più che altro, hanno protestato vivacemente, avanzando rimostranze piuttosto forti. Però poi, man mano che la gravità della situazione si faceva più palese, ho ricevuto attestati di stima. Una gratificazione che non mi ha fatto piacere».

Poi il risultato sperato è arrivato. «Quando il coronavirus è arrivato a Viterbo, le porte del Giovanni XXIII erano già chiuse. E quando la Asl ha comunicato i risultati dei circa 160 tamponi effettuati, non nascondo che mi sono commosso». Da adesso in poi? «Continuerò a mantenere tutte le cautele del caso, finché a Viterbo non ci saranno contagi zero. Abbiamo un sistema Skype: i parenti vengono qui e dal parco salutano i propri cari così. Ma devo ringraziare tutto il personale, una squadra meravigliosa: se non fosse stato per loro non avremmo ottenuto questo risultato. Tutti si sono messi a disposizione e nessuno si è tirato indietro».
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