Viterbo, centro storico in agonia: abbandono e degrado mettono in fuga i residenti

Viterbo, centro storico in agonia: abbandono e degrado mettono in fuga i residenti
di Luca Telli
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Giovedì 8 Ottobre 2020, 10:32 - Ultimo aggiornamento: 16:36

Abbandono e degrado, sempre meno persone scelgono il centro storico per vivere. Una diaspora iniziata a metà degli anni ’90 con l’urbanizzazione delle aree periferiche, poi diventate veri e proprio quartieri, che se da una parte ha un carattere fisiologico e segue una curva endemica in Italia, dall’altra porta a galla il fallimento di anni di programmi di rilancio, compreso quello mai decollato dell’housing sociale, con le gambe d’argilla.

Il rischio, concreto e con un margine temporale ridotto, è quello di vedere trasformato San Pellegrino in un quartiere dormitorio dal quale, nell’ultimo anno solare, diverse attività (ultimo il ristorante Altroché meno di un mese fa) hanno già fatto i bagagli.

 Cartina tornasole della situazione è il prezzo degli immobili e l’identikit dei compratori. «In media, per una casa pari caratteristiche, il costo al centro è del 20% inferiore», spiega Marco Mecocci dell’agenzia di via Tommaso Carletti affiliato Tecnocasa. Un crollo che corre di pari passo con quello della domanda, atipico rispetto a molte altre realtà dove il centro resta residenza privilegiata. «Quello di Viterbo è una caso strano e con alcune criticità», ammette Mecocci.

 I motivi, quelli denunciati dai turisti in rete e confessati alle guide turistiche. E, prima, dai comitati civici tra cui quello di San Pellegrino e via Cardinal La Fontaine: pulizia (ancora scarsa nei vicoli ma da metà settembre migliorata nelle zone di maggior traffico), pochi servizi, un clima difficile nel fine settimana quando i controlli mancano e le strade sono facile preda della mala movida.

Tradotto: inadatto per le famiglie

«La maggiore parte delle vendite non viene stipulata con acquirenti della città, ma con persone che risiedono fuori provincia se non addirittura in un’altra Regione», continua Mecocci. Prevalentemente da Roma, o dalle zone dell’hinterland, che scelgono il quartiere medievale con un fine ben preciso. «Pochissimi quelli che comprano a fine abitativi – continua Mecocci – la maggior parte lo fa per ricavarne un rendita affittando a studenti, oppure per convertirlo in bed and brekfast».

Studenti che finora mancano. «La crescita dei contagi è un freno per le famiglie – continua Mecocci -. Sono tanti quelli che non considerano accettabile il rischio di un investimento, seppure temporaneo, come può essere un affitto». E insieme a loro, scarseggiano pure i giovani under 35.  «Di 10 persone che entrano in agenzia, una, massimo due hanno richieste di questo tipo – conclude Mecocci - si tratta del 15% circa della popolazione. Ragazzi che non hanno difficoltà a superare i problemi che può presentare il centro»

A restare sono solo gli abitanti storici: quelli che da sempre abitano tengono vivo il quartiere. Secondo un calcolo approssimativo (e per difetto) il rapporto tra gli anziani (over 65) residenti nel centro storico e i giovani (under 15) è quasi di 2 a 1. Un dato che porta con sé, insieme a nostalgia, i numeri di un lento ma inesorabile declino.

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