Si tratta di una rarissima antica sepoltura, di origine falisca, tra le più belle della zona e tra le più importanti al mondo. Fino ad ora (a parte i tombaroli negli anni Cinquanta-Sessanta, che hanno lasciato qualche segno del loro passaggio nelle vicinanze) solo gli studiosi e appassionati di archeologia ne conoscevano il valore, l'esistenza e la sua posizione. Per la suo interesse la tomba è stata costantemente tenuta sotto osservazione e monitorata dalla Sovraintendenza ai beni archeologici dell'Etruria meridionale.
Ora è possibile visitarla, anche per gli amanti della natura e gli appassionati di storia. Secondo il Papers of the British school at Rome, venne rinvenuta nel 1890 dagli studiosi Kamelli e Magliulo, i quali studiarono le numerose e preziosissime iscrizioni presenti in essa. Solo ottanta anni dopo il Centro archeologico cattolico romano studiò e documentò in maniera più approfondita quest'antica sepoltura. Non essendo posizionata lungo i classici tour escursionistici, è riuscita a mantenere in ottime condizioni le iscrizioni conservate al suo interno, tra cui Caisio Tirio e poi Tancuil Aratia da cui prende il nome la tomba; seguono Tito Artio, Aufilo Aratio, Cauio Aratio, e Faino.
In pratica si tratta di rarissime iscrizioni, utili per la ricostruzione della storia del falisci, dedicate ai defunti. L'area in cui si trovano le tombe è contornata anche da insediamenti medioevali che la rendono unica nel suo genere.
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