E ora?
«Si continua a lavorare con qualche sicurezza in più e la stessa voglia»
Il classico punto di partenza «Come ogni traguardo che si raggiunge. È la linea che seguo da quando mi sono avvicinato alla musica: dalla banda del paese fino alle selezioni per Sanremo giovani. Una corsa che va avanti da più di metà vita vissuta e che continuerà il 14 agosto a Villa Mariani a Vasanello, prima tappa del tour post Covid».
Inaspettato o ci speravate.
«Ci siamo iscritti quasi per scommessa, per riprendere fiato dopo questi mesi in cui è venuto a mancare quella che è la parte migliore del nostro lavoro: il rapporto con il pubblico. Siamo partiti in 800, dopo la prima scrematura abbiamo iniziati a sperarci e appena finita l’esibizione a crederci pure se le critiche non sono mancate».
Del tipo?
«Il testo della canzone è stata la punta dell’iceberg, intorno abbiamo montato un mini spettacolo teatrale. Volevamo fare qualcosa di diverso che unisse suoni e visioni come fosse un cortometraggio girato in piano sequenza che poi è il tema dell’intero album. T.r.e.n.t.a è un viaggio dove i volti che passano lasciano il segno. Prima che storie: persone, l’autentica arte».
In che senso?
«Arte non è solo creazione pittorica, culturale o altro. È, in primo luogo, avere un’arte. Un padre di famiglia che lavora e si ingegna per garantire il necessario alla sua famiglia in mezzo alla difficoltà: quello è un artista».
E Simone Gamberi cos’è?
«Uno che ascolta, osserva, prova a raccontare e qualche volta ci riesce. La musica, per me, è una seduta psichiatrica: mi aiuta a tirare fuori una parte profonda e silente. Nasce sotto forma di racconto, poi incontra maestri come Davide Pistoni (arrangiatore di Claudio Baglioni che ha seguito il disco di Gamberi ndr), e diventa poesia in note»
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