Omicidio di Natale, l'imputato: «Non ero io ad avere in mano il coltello»

Tribunale
di Maria Letizia Riganelli
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Martedì 13 Settembre 2022, 06:15

Omicidio della vigilia di Natale, Christofer Nelson racconta la sua verità. E’ ripreso ieri mattina il processo al 31enne nigeriano che la notte del 24 dicembre scorso uccise il suo connazionale e conquilino Enogieru Orobosa di 28 anni. Nelson ha chiesto, tramite il suo difensore Rolando Iorio del foro di Avellino, di essere giudicato con rito abbreviato che consente lo sconto di pena.

Una richiesta accolta dal gup del Tribunale di Viterbo, che ieri mattina lo ha ascoltato per più di tre ore. Il 31enne ha raccontato e spiegato come sia arrivato a colpire il connazionale. «All'inizio avevano buoni rapporti - ha affermato, ma nell'ultimo periodo non andava più bene. La convivenza si era incrinata per via della gestione della casa. Ma quella sera non volevo ucciderlo, è stato un ferimento accidentale avvenuto mentre litigavano». Secondo quanto ricostruito la lite sarebbe iniziata proprio nell’appartamento.

Una lite particolarmente violenta per futili motivi. La vittima avrebbe tentato di fuggire scendendo per le scale. Qui, probabilmente, sarebbe stato raggiunto dal connazionale e accoltellato.

Sulla scena del delitto, in via Adolfo Marini, sono subito intervenuti gli agenti della Squadra Mobile e della Volante. Allertati da un testimone che aveva visto il presunto assassino allontanarsi e la vittima gridare aiuto in strada. Arrivati sul posto gli agenti hanno trovato la vittima davanti al portone della palazzina ancora cosciente.

Sarebbe stato proprio lui a dirgli che Nelson lo aveva ferito con un coltello da cucina. «Non ero io ad avere un coltello in mano - ha detto ancora l’imputato - ma lui. Litigavamo e l’ho inseguito fino in cortile, dove è avvenuta la tragedia. Non sapevo di averlo ucciso, l’ho scoperto quando mi hanno portato in carcere». Il 28enne nigeriano sarebbe stato ucciso da un’unica coltellata. «Un colpo secco - ha spiegato al termine dell’udienza l’avvocato Iorio compatibile con il tipo di ferita riscontrato anche dall’autopsia. E che quando si tratta di dolo omicidiario in genere si è davanti a più fendenti». Si torna in aula il 7 ottobre per la discussione.

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