Bonucci: "Ecco il mio ricco 2013"
Secondo scudetto e secondo figlio

Bonucci: "Ecco il mio ricco 2013" Secondo scudetto e secondo figlio
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Domenica 29 Dicembre 2013, 16:51
VITERBO - Il 2013 stato l’anno del secondo scudetto con la maglia della Juventus e gi questo potrebbe far pendere la bilancia all’ins per Leonardo Bonucci, calciatore della Juventus nato e cresciuto a Viterbo, in quel di Pianoscarano.

Leo si guarda allo specchio con Il Messaggero. Per lui è tempo di bilanci e di sogni per l’imminente 2014, con la mente che rivisita l’annata che sta volgendo al termine e già si proietta all’anno venturo con il difensore di Pianoscarano che ha cerchiato in rosso due appuntamenti.



Bonucci, si sta chiudendo il 2013: che anno è stato per lei?

«Sicuramente un anno più che positivo. Ho vinto il secondo scudetto consecutivo con la maglia della Juventus e per la prima volta ho giocato la Champions League arrivando fino ai quarti di finale. In più ci siamo qualificati con la nazionale ai prossimi Mondiali in Brasile: sì, posso dire di essere molto soddisfatto».



Scudetto Il secondo consecutivo con la Juventus:

un’impresa, dice, non proprio da tutti. Quale è stato il momento più bello nell’anno appena trascorso?

«Maggio, è il mese in cui abbiamo festeggiato matematicamente la conquista del titolo. Vincere per due anni di fila il campionato in Italia non è una cosa che capita tutti i giorni».



E il ricordo più brutto?

«Il calcio di rigore fallito contro la Spagna nella semifinale della Confederation Cup. Avevo studiato i movimenti di Casillas ed ero sicuro di beffarlo. Invece ho sbagliato completamente il tiro e purtroppo siamo stati eliminati da una manifestazione in cui avevamo fatto benissimo».



Quel rigore sbagliato è stato oggetto di battute e fotomontaggi sui social network: c’è stata un’immagine o una frase che l’ ha divertita in maniera particolare?

«Per me è stato il tormentone dell’estate. In vacanza a Formentera ho incontrato tanti italiani e qualche spagnolo che mi hanno preso in giro. Il fotomontaggio che mi è piaciuto di più è stato quello che mi è arrivato via Twitter: ero sul dischetto, ma invece di un pallone da calcio c’era quello da rugby».



Il 2013 però, per lei non è stato solo calcio: insieme a sua moglie Martina avete annunciato da poco l’arrivo di un altro figlio: la famiglia si allarga...

«A marzo arriverà Matteo, un altro maschio dopo Lorenzo nato nel 2012. Con mia moglie siamo molto felici: ci piace stare in casa a goderci la famiglia».



Come mai avete scelto il nome Matteo?

«E’ stata una scelta fatta per par condicio. La M di Matteo si abbina con la M di Martina, mentre Lorenzo ha la stessa iniziale del mio nome».



Totti qualche tempo fa ha detto di voler fare cinque figli per creare una squadra di calcetto: anche lei ci sta pensando?

«Non esageriamo. Cinque figli sono tanti e per adesso due vanno benissimo. La fatica maggiore in questo caso tocca a mia moglie: bisogna prima sentire cosa ne pensa lei e poi....».



Poi?

«Dovrò valutare anche quello che succederà nella mia carriera. Spero di rimanere a lungo a Torino, ma nel calcio non si sa mai: un giorno mi piacerebbe fare un’esperienza all’estero».



Per voi giocatori famosi è difficile andare in giro senza essere presi d’assalto dai tifosi. Quante volte è riuscito ad andare al cinema quest’anno?

«Torino è una città che lascia vivere con tranquillità. Comunque preferisco vedermi un bel dvd sul divano».



Film preferito del 2013?

«Mi è piaciuto molto Io Vi Troverò. E’ film d’azione con Liam Neeson. Parla di un padre a cui rapiscono la figlia e lui rischia la propria vita per salvarla: fa capire in maniera perfetta il forte legame tra genitori e figli».



Appassionato di libri gialli, consiglia

“Il letto di ossa” della scrittrice Cornwell

Qual è stato l’ultimo libro che ha letto?

«Anche qui sono un appassionato di gialli e thriller. Il volume che mi ha coinvolto di più è stato quello della scrittrice americana Patricia Cornwell: Letto di Ossa».



Quante volte è riuscito a venire a Viterbo nell’anno che si sta per chiudere?

«L’ultima volta che sono stato qui è stato per l’inaugurazione del club in mio nome e per la serata in cui sono stato intervistato per Caffeina. Era il mese di luglio, poi gli impegni mi hanno tenuto lontano».



In precedenza a maggio era andato a votare per eleggere il nuovo sindaco della città. C’è un messaggio che vorrebbe mandare a Leonardo Michelini per migliorare Viterbo?

«Intanto voglio dire che sono molto contento per l’inserimento della Macchina di Santa Rosa tra i patrimoni dell’Unesco. Ho seguito la vicenda su internet e ho visto che in città la notizia è stata accolta con grande gioia e soddisfazione. Per quanto riguarda le cose da migliorare vorrei una città in cui i giovani avessero qualche posto di responsabilità in più. In un momento di crisi come questo servono le idee innovative dei tanti ragazzi che troppo spesso sono tenuti ai margini della vita sociale e politica».



Istanbul. L’eliminazione dalla Champions

ancora brucia ma fa mea culpa. Tornando al calcio, nel 2014 ci saranno i Mondiali in Brasile: se dovesse scegliere tra il terzo scudetto con la maglia della Juventus o la conquista della Coppa del Mondo, cosa vorrebbe Bonucci?

«Vorrei fare l’ingordo e dire tutti e due. Vincere tre campionati di fila sarebbe qualcosa di straordinario e difficile da ripetere per qualsiasi calciatore. Devo dire però che conquistare un Mondiale rende sportivamente immortali e io, che ho sfiorato la vittoria di un Europeo, so cosa significa arrivare in fondo in queste competizioni con la maglia della propria nazionale».



Per fortuna in Brasile, a differenza di Istanbul, non dovrebbe nevicare...

«Ancora non mi è andata giù l’eliminazione dalla Champions. Purtroppo quella in Turchia non è stata una partita di calcio, ma noi dovevamo chiudere il discorso qualificazione in anticipo».



Chiusura con la sua Viterbese: i gialloblù sono secondi in classifica, si aspettava questo piazzamento?

«No, vista la campagna acquisti credevo che la Viterbese non avesse rivali, invece il calcio insegna che per vincere c’è bisogno sempre di fare i conti con il campo».
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