Graffignano, le analisi: suolo, sottosuolo e acque contaminati da idrocarburi e metalli pesanti

Un'area del Pascolaro
di Federica Lupino
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Venerdì 14 Maggio 2021, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 17:19

Idrocarburi, stagno, mercurio, berillio, zinco, piombo, nickel. Sono solo alcuni degli elementi chimici ritrovati nei 150 ettari su cui si estende l’area del Pascolaro, il Casettone e Bivio del Pellegrino nel comune di Graffignano. Si chiude con questi risultati il piano di caratterizzazione finanziato dalla Regione Lazio con 585mila euro, grazie all'impegno del consigliere Pd, Enrico Panunzi. E se prima il dubbio era forte, ora c'è la certezza: quei terreni sono ufficialmente contaminati come accusa da anni il comitato cittadino “Valle del Tevere – Emergenza rifiuti tossici”.

"Il sito – scrive la Regione – è una vasta area agricola coltivata a granaglie (orzo, grano...), seminativi oliacei (girasole, mais), sulla quale insiste, in regime concessorio, un'azienda faunistico-venatoria ed è ubicato nella Valle del Tevere, al confine tra Umbria e Lazio, in area soggetta a inondazioni da parte del fiume stesso". Inoltre, "circa 10 anni fa, è stato interessato da un'indagine della magistratura in quanto oggetto di un traffico illecito di rifiuti con relativo interramento degli stessi".

Il processo penale a carico della ditta dei fratelli Nocchi si è chiuso con la prescrizione del reato. Nonostante le allarmanti analisi dell'Arpa che già nel 2007 rivelarono la presenza di metalli pesanti, Pcb (policlorobifenili) e idrocarburi, su quei campi si è continuato a coltivare e poi nel 2016 è stata anche autorizzata un'azienda faunistico-venatoria.

La caratterizzazione è stata effettuata dalla ditta Ecorecuperi srl con sede a Caltanissetta, con direttore dei lavori Pierluigi Gianforte, e si è conclusa a dicembre. I risultati? Sono stati riscontrati in diverse aree “livelli limoso-sabbiosi di colore nerastro maleodoranti, laterizi e frammenti di plastica”. In alcune delle 10 trincee esplorative fino a 3 metri di profondità un livello nerastro maleodorante a 2,7 metri dello spessore di 15 centimetri con materiali inerti quali ferro, plastica e carta.

Per quanto riguarda le analisi chimiche dei terreni, nella prima fase della caratterizzazione 26 dei 44 campioni dei sondaggi e 17 dei 22 campioni delle trincee mostrano il superamento per almeno un parametro. Altri sforamenti sono stati registrati nella seconda fase.

“Facendo riferimento a tutte le analisi fornite dalla ditta appaltatrice, il 67% dei campioni di terra mostra – si legge nel piano - almeno un superamento, questa percentuale si riduce al 37% se si considerano i campioni con il superamento di almeno due parametri”. I risultati della caratterizzazione dei terreni dimostrano che “il 25% dei campionamenti mostra lo sforamento per il berillio. Altro parametro che ha mostrato frequenti superamenti del valore limite è lo stagno.

Ulteriori sforamenti dalle analisi di laboratorio riguardano il vanadio in due campioni e il mercurio in sette. Superamenti più significativi per rame, zinco, cromo, nichel, idrocarburi leggeri e pesanti. Per le acque, sono stati riscontrati sforamenti soprattutto di manganese, nitriti e solfati e meno significativi di nichel”. Le conclusioni? “Nella relazione finale è stata confermata la contaminazione la contaminazione della matrice suolo e sottosuolo e quella delle acque sotterranee”.

La conferenza dei servizi del 3 maggio convocata dal Comune di Graffignano  si è conclusa posivitamente con l’approvaizone dei risultati delle analisi e con la prescrizione, su sollecito di Arpa Lazio e Provincia, che “il piano di caratterizzazione debba essere integrato al fine di confinare, nel minor tempo possibile, l’estensione e la profondità della potenziale contaminazione e il volume di suolo, sottosuolo e acque sotterranee potenzialmente contaminate”.

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