Dopo 40 anni tornano nell’orfanotrofio che le aveva ospitate: «Emozionate come bambine»

La struttura aperta di nuovo per la visita delle ex collegiali, a organizzare l'incontro la figlia di una di loro

Dopo 40 anni tornano nell’orfanotrofio che le aveva ospitate: «Emozionate come bambine»
di Ugo Baldi
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Martedì 7 Novembre 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 18:35

Dopo oltre quaranta anni si sono spalancate di nuovo le porte a Civita Castellana dell’Orfanatrofio Stefano Lepori. Ieri tredici ex collegiali hanno varcato la soglia di palazzo Venerini, in via Panico - tra tanta commozione e qualche lacrima - e rivisto i luoghi dove hanno trascorso la loro infanzia. Ad accompagnarle figlie, mariti e nipoti, anche loro emozionati, che le hanno viste riabbracciarsi dopo decine di anni.

Quel luogo oggi quasi abbandonato per quelle bambine di allora, sole e in difficoltà, è stato il riparo dai pericoli della vita, dove hanno vissuto la propria infanzia e immaginato il loro futuro. Oggi sono tutte nonne che hanno costruito una famiglia e sono punto di riferimento per figli e nipoti. Alcune vivono a Civita Castellana, altre a Caprarola, Gallese, Canepina, Fabrica di Roma e Viterbo. L’istituto fondato nel 1702 e chiuso nel 1986 è stato sempre gestito dalle suore Pie Venerine. Era una sorta di casa famiglia dove le bambine orfane, oppure con problemi famigliari, venivano accolte dai tre anni in poi e vi restavano fino a 18, in qualche caso anche di più.

Il metodo? Le più grandi diventavano tutor delle più piccole. Ieri mattina hanno attraversato con commozione e un pizzico di batticuore corridoi, camerate e refettorio, salito le scale, rivisto l’infermeria dove venivano coccolate con amore quando avevano qualche problema, e hanno rivisto il giardino dove giocavano.

Con un po’ di trepidazione hanno visitato anche la piccola cappella interna dove molte di loro hanno ricevuto i sacramenti. Qualcuna ha voluto la foto ricordo.

La promotrice di questa iniziativa è stata la professoressa Gloria Sanna, che ha iniziato una ricerca attraverso i social per esaudire una richiesta della madre. «La ricerca – spiega – è durata poco più di anno. E ogni volta che rintracciavamo una di loro era la spinta per andare avanti. Ora proseguiremo con la ricerca perché sono certa che anche altre attendono una mia chiamata».

Il racconto della mattinata: «Si sono tutte ritrovare davanti all’istituto d’arte in via Gramsci – racconta – è stato commovente per tutte. Debbo dire che si sono riconosciute quasi al primo sguardo. Hanno percorso via Panico tra tanti ricordi e qualche aneddoto, erano euforiche come i bambini al primo giorno di scuola. Al momento dell’apertura della porta dell’orfanotrofio è calato il silenzio totale, chissà cosa avranno pensato. Per me è stata una grande emozione; sono riuscita a realizzare i sogni di mia madre. Grazie alla Curia che ha consentito tutto questo». E non finisce qui. Nel 2024 sarà organizzato un nuovo incontro.

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