Coronavirus nelle Rsa, Villa Serena a Montefiascone con 150 pazienti e zero contagi

Villa Serena a Montefiascone
di Maria Letizia Riganelli
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Sabato 25 Aprile 2020, 15:35 - Ultimo aggiornamento: 15:38
Centocinquanta pazienti e zero contagi. La Rsa Villa Serena di Montefiascone, la più grande del territorio, in questi primi due mesi di emergenza da Coronavirus è riuscita a tenere al sicuro non solo gli ospiti anziani che vivono nella struttura ma anche tutti i 108 dipendenti. E non c’entra la fortuna. Piuttosto è merito di una gestione attenta, prudente e soprattutto lungimirante.

Amministratore delegato e presidente di Villa Serena, rsa pubblica, è Elisabetta Ferrari. E’ lei che insieme alla sua squadra, «composta di quasi tutte donne», sottolinea con orgoglio, fin dall’inizio ha preso ogni decisione. Anche quelle più difficili. «Come è ovvio eravamo tutti terrorizzati, ma abbiamo fatto squadra. Ci siamo aiutati per superare questo momento drammatico e fino ad ora ha funzionato».

Quando ha capito che era necessario chiudere le porte di Villa Serena?
«Io sono originaria di Piacenza, che purtroppo detiene il triste record di morti da Coronavirus, ho quindi sentito che era necessario fare subito qualcosa. Non ho aspettato ordinanze o norme. Così il 27 febbraio abbiamo “inaugurato” il diario bordo, ovvero il piano di intervento per la prevenzione dell’emergenza Coronavirus.
Non solo, i primi di marzo abbiamo chiuso l’accesso della struttura ai visitatori, abbiamo ordinato quantitativi immensi di presidi. Dalle mascherine, ai guanti passando per i camici. Abbiamo assunto nuovo personale. E inserito procedure straordinarie come la misurazione della temperatura all’ingresso e l’utilizzo di camici. Tutto seguendo una semplice filosofia, le guerre si vincono col magazzino e ovviamente, per questo le nuove assunzioni, tutelando la prima linea».

Le rsa in questo momento sono al centro dell’attenzione. Non solo per l’elevato numero di morti e dei contagi. Procure di mezza Italia hanno aperto fascicoli.
«Criminalizzare le rsa è lo sport del momento, con questo non voglio certo difendere l’indifendibile. Ma non è tutto così. Noi ne siamo la prova. E non lo dico perché vogliamo una medaglia, ma perché è doveroso ribellarci a questo andazzo.  E’ vero che i vecchietti muoiono in rsa, ma va sottolineato che muoiono in alcune rsa. Perché ce ne sono tante che si sono comportano bene, nonostante tutte le difficoltà e le contraddizioni».  

Di che difficoltà parla?
«Per mesi abbiamo scritto lettere alla Asl, alla Regione, fatto appelli affinché ci venissero fatti i tamponi. Non abbiamo avuto mai una risposta. Non ricevere risposte in un momento difficoltà è stato difficile. Abbiamo dovuto far
fondo a tutte le nostre risorse umane per andare avanti da soli. Così ho iniziato a studiare e telefonare e ho trovato in Cina il test rapido usato anche dai governi cinese e americano. Ho trovato un importatore e l’ho comprato. Dopo 15 giorni di guerra con la dogana è arrivato e lo abbiamo fatto tutti, compreso il corpo di polizia locale di Montefiascone che ci aveva chiesto di farlo».

E tutti sono risultati negativi…
«Tutti noi, tutti i pazienti, i collaboratori e anche tutto il corpo di polizia locale di Montefiascone che ci aveva chiesto di poterlo fare».

Stiamo per uscire dalla fase 1. Cosa pensa succederà?
«Voglio essere ottimista,  ma credo anche che la situazione non sia assolutamente tranquilla come qualcuno si è affrettato a dichiarare».

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