No secco. Questa la risposta alla Sogin, che ha messo gli occhi su alcune zone nella Tuscia per realizzare un sito di scorie nucleari, da parte delle associazioni e i Comuni della Tuscia, nel corso dell'incontro tenuto nei giorni scorsi. Il Biodistretto della via Amerina, che comprende tredici comuni, non esclude di ricorrere ad un referendum. «Se qualcuno pensa di risolvere il problema dei rifiuti nucleari con un atto d'imperio e un diktat si sbaglia di grosso ha detto il presidente Famiano Crucianelli -: si è chiusa una prima fase e sono ormai maturi i tempi per una mobilitazione diretta dei cittadini e qualora la Sogin dovesse insistere con i siti di Corchiano, Gallese e Vignanello, allora oltre la mobilitazione il Biodistretto chiederà a tutti i sindaci di promuovere una consultazione popolare, un referendum consultivo, perché sia chiaro a tutti quale è la volontà popolare».
Nel suo intervento, Crucianelli ha evidenziato il grave errore della Sogin per aver ignorato fra i criteri della sua scelta il valore centrale dell'uomo, oltre a ragioni strettamente tecniche che attengono alle condizioni sismiche, lo stato delle acque, le infrastrutture.Non è da meno il comitato Verde Tuscia. «La sola percezione di questa possibile scelta scellerata - hanno sottolineato - di un deposito nazionale grande tre volte la Città del Vaticano, per la cui costruzione la rete viaria sarebbe sconvolta per numerosi anni, porterebbe ad associare l'immagine di tutta la provincia con le scorie nucleari.
«Alle domande che abbiamo posto dice Italia Nostra - ci saranno risposte scritte. Dopo di che ci saranno soltanto 30 giorni per le ulteriori osservazioni. Sogin si è presa 11 anni per tirare fuori la proposta, i territori interessati avranno pochi giorni per replicare, questa non è partecipazione!».