De Sica: «Finalmente un ruolo in cui sono una brava persona»

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Interrogazione alla lavagna del Messaggero per Christian De Sica: porta al cinema dal 30 novembre "I limoni d'inverno" un film malinconico e interessante, molto apprezzato alla recente festa del cinema di Roma. Al suo fianco in un singola passo a due attoriale Teresa Saponangelo. "Interpreto, finalmente, una delle tante brave persone che mandano avanti questo paese: un professore affetto da Alzheimer che sta scrivendo un libro sulle donne oscurate dagli uomini nella storia: un tema attualissimo. L'incontro magico con una donna che vive una crisi di coppia. Un film pieno di pudori, in cui ci si guarda tanto negli occhi. Senza cinismo".

Christian, il re dei cinepanettoni, al cinema a Natale con una commedia romantica e malinconica e con un ruolo drammatico. "L'attore è tutto, poi quella stagione meravigliosa e impetuosa di film come Natale sul Nilo che incassò 42 milioni è finita: in certi film dicevo anche oltre cento parolacce, spesso usavamo il dialetto per far ridere e i dialetti sono anche e molto la parolaccia. Però descrivevamo, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, il cinismo della borghesia italiana. Oggi quel cinema è impossibile da riproporre: allora faceva tanto ridere tutti. Anche un certo sessismo".

De Sica è un marchio di famiglia: col passare del tempo l'immagine di Christian fatalmente finisce per somigliare sempre più a quella del padre, il grande Vittorio. "Ha vinto quattro premi Oscar, ma non li andava a ritirare. E' stato il mio dio. E in punto di morte mi ha fatto capire chi sarei diventato: un uomo romantico e profondo, ma che proprio sul letto di morte non si lasciava sfuggire il commento sul sedere di un'infermiera. Siamo così".

Tra i suoi ruoli anche quello determinante per rendere così caustica e dura la morale di Compagni di scuola, del cognato Carlo Verdone. "Alla sua famiglia dobbiamo tanto: se non fosse stato per il papà di Carlo, Mario, e di una proiezione francese, Ladri di biciclette sarebbe stato bocciato irrimediabilmente dal pubblico italiano. Al Metropolitan di Roma gli spettatori chiedevano indietro i soldi del biglietto. Ma il film a cui sono più legato è Umberto D. e alla sua poesia minima".

Ha frequentato premi Oscar a non finire, un grandissimo legame quasi da nipote con Alberto Sordi: "Mi diceva di accendergli tanti ceri per quanti ringraziamenti gli dovevo per i miei personaggi, aveva ragione: era il mio modello assoluto e inarrivabile".

Christian è anche un ottimo crooner. "Quando qualcosa nella vita non va nel verso giusto metto un disco di Sinatra, che ho conosciuto come Chaplin, Allen e tanti altri. Io ero della generazione Beatles e Rolling Stones, ma quando ho scoperto lo swing ho capito che era il mio genere".

E' felice per il successo al botteghino di Paola Cortellesi: "Era ora, qualcosa di magico che spero serva a tutti. Anche a film più piccoli come questo I Limoni d'Inverno. Il ritorno ad una commedia italiana che guarda a quel grande cinema che ho vissuto in casa fin da piccolo".