Vacanza alle Seychelles: le isole di Praslin e Mahé da vedere, da fare e da gustare

Il mare paradisiaco e i resort “da mille e una notte”, ma anche le visite sulle tracce del passato coloniale, i trekking nella natura selvaggia e i ristoranti di cucina creola. Viaggio nell’eden dell’Oceano Indiano all’insegna delle “local vibes”

Roche Copra, Baie Lazare (Mahé)
di Sabrina Quartieri
10 Minuti di Lettura
Lunedì 7 Agosto 2023, 16:37

Un breve volo a bordo del bimotore turboelica di Air Seychelles, inconfondibile con la sua livrea colorata che mostra una coppia di sterne su un mare tropicale, regala un colpo d’occhio dall’alto che strega mentre da Mahé, isola principale dell’arcipelago dell’Oceano Indiano, ci si avvicina a Praslin, lussureggiante e selvaggio “giardino” con spiagge morbidissime come cipria e un’acqua dalle più intense tonalità del turchese e del verde smeraldo. Una destinazione perfetta, nell’immaginario comune, delle lune di miele da sogno, con gli scenari romantici a cui tanto aspirano anche gli italiani novelli sposi. In attesa di atterrare, cattura l’attenzione la prima stupefacente attrazione del luogo: lo scenografico campo da golf da 18 buche del Constance Lemuria Seychelles, un’oasi di pace nella natura per soggiorni luxury, tra Junior suite, Senior suite, Pool Villa e la Presidential suite (quest’ultima appannaggio in particolare delle star del cinema e dei calciatori famosi), il cui unico “antagonista” è il Raffles dall’altra parte dell’isola. Entrambi roccaforti di ineccepibili comfort e amenità, questi indirizzi sono solo “la porta” di accesso alle tante esperienze che si possono vivere al mare o nell’entroterra, grazie a quello che la destinazione ha da offrire a 360° gradi, invitando i turisti a goderne, ma con un approccio rispettoso verso l’ambiente. Spiega Sherin Francis, Segretaria Principale del Dipartimento del Turismo: «Tutta la nostra economia è collegata al turismo. Chi viene qui in vacanza lo fa perché la natura è incontaminata, autentica. È importante quindi proteggerla. Noi stessi, già dalla scuola primaria, veniamo istruiti per acquisire una coscienza da “eco-guerrieri” e vivere in piena armonia con un territorio che merita e ha bisogno di essere preservato». 

Viaggio alle Seychelles: le esperienze da non perdere a Praslin e Mahé

Da Praslin, con gli scenografici trekking sul mare o sulle tracce del Coco de Mer, frutto endemico che vanta il seme più grande del regno vegetale; a Mahé, con le visite alla scoperta del passato coloniale, tra giardini delle spezie ed ex missioni anglicane nate come scuole per i bambini liberati dalla schiavitù. Non solo mare paradisiaco e soggiorni “da mille e una notte” in vacanza alle Seychelles. Nell’arcipelago dell’Oceano Indiano appena sotto l’Equatore, il viaggio appaga i turisti intraprendenti, per la sua storia e la sua natura selvaggia ricca di biodiversità, come anche i palati più curiosi: la cucina creola è un melting pot di influenze gastronomiche che conquistano tra curry, latte di cocco e porzioni generose. Ma quando partire? Nel corso dell’anno si contano due sole stagioni: quella secca, da maggio a ottobre, caratterizzata da più vento, un mare meno piatto, un’umidità minore e delle temperature che vanno dai 27 ai 31 gradi; fa più caldo (si raggiungono i 34 gradi) e l’umidità è più accentuata, nel periodo delle piogge.

Praslin tra luxury resort, spiagge da sogno, tartarughe giganti e Coco de mer

Che il Constance Lemuria Seychelles sia speciale, per la sua posizione privilegiata nel cuore della natura selvaggia dell’isola, si capisce già quando, a bordo del simpatico Buggy che conduce gli ospiti davanti alla maestosa porta della reception, che si apre solo dopo aver fatto risuonare un gong, si incontrano degli eleganti pavoni, dei volatili locali e delle grandi tartarughe di terra del cui benessere si occupa Robert, il Turtle Manager del resort sostenibile certificato “Green Globe”. Una figura fondamentale, che vive in simbiosi con le affascinanti creature in passato a rischio di estinzione (venivano catturate per farne del cibo), che possono vivere fino a 200 anni, arrivando a pesare 300 chili. Trascorrere del tempo con Michelangelo, Donatello, Leonardo e Raffaello (solo alcune di esse, chiamate come i Ninja), è un’occasione straordinaria per toccare con mano quanto tali enormi esserini siano dei teneroni in cerca di coccole. Al resort, il miglior modo per rilassarsi dopo il lungo viaggio dall’Italia, è rinchiudersi per un massaggio nella raffinata spa, sempre che non si voglia raggiungere subito una delle più ambite spiagge di Praslin: l’intima Anse Georgette, con le immancabili e possenti rocce granitiche nell’acqua dai colori più belli. Un lido che diventa, per gli amanti dei trekking, la tappa iniziale di un sentiero vista oceano che, con un un’ora e mezza di camminata, conduce ad Anse Lazio, altrettanto paradisiaca, ma ben più ampia, dove ci si ripara all’ombra degli alberi Takamaka. Dal mare all’entroterra, la passeggiata da non perdere nel cuore dell’isola, per vedere qualcosa di unico, è all’interno della Vallee De Mai, la Riserva naturale Patrimonio mondiale dell’Unesco che, dal 1977, è emblema di unità del territorio, dopo anni di lotte tra le due popolazioni locali per il possesso dell’importante “polmone” verde tempio di biodiversità. Al seguito di una guida, si incontrano differenti tipi di palme: come la Latannyen Fey, le cui foglie venivano usate per costruire i tetti delle case; o, ancora, le longeve piante che, in non meno di 30 anni, danno vita al Coco de Mer, oggi specie protetta che cresce spontaneamente anche nell’isola Curieuse. Il suo nome è legato a una storia che lo voleva originario delle Maldive: si raccontava che una grande noce fosse stata avvistata a galleggiare lì, vicino alla riva di un atollo. Versione poi smentita dall’esploratrice francese Marion Dufresne che, nel 1768, scoprì la preziosa foresta di palme di Praslin e fece poi conoscere all’estero la provenienza terrestre del misterioso gigante vegetale che arriva a pesare oltre 20 chili e raggiunge fino a mezzo metro di diametro. Curiosa è la sua forma, che sembra il bacino di una donna o il suo “lato b” (come ricorda un’altra denominazione francese, “coco-fesses”, ovvero cocco-natiche).

Anse Lazio a Praslin

 

Mahé sulle tracce del passato coloniale e delle “local vibes”

C’è una figura femminile nell’isola principale delle Seychelles che racconta molto dell’anima cosmopolita dell’arcipelago e delle sue origini: è Madame George, figlia di madre britannica e padre francese, quinta generazione alla guida de “Le Jardin Du Roi Spice Garden” di Mahé. «Sono seychellese nel cuore, british nelle maniere, ho la mia parte conservatrice – sottolinea lei stessa – ma con la “joie de vivre” di quando trascorro il tempo in mezzo alla gente che viene a trovarmi sull’isola.

Una terra che merita e vale assolutamente il viaggio, altrimenti si rischia di perdere molto di questa nazione così speciale», racconta la donna dallo sguardo ceruleo un po’ nostalgico rivolto verso il sepolcro di suo marito. Un britannico seychellese venuto a mancare diversi anni fa, le cui spoglie riposano nel Giardino delle spezie sotto un sasso a forma di cuore. Tutt’intorno crescono la vaniglia, la cannella, i chiodi di garofano e il patchouli (ideale per proteggere la biancheria dalle tarme, usato anche nei bauli della Regina Vittoria). Piante preziose che, insieme al cocco, durante il periodo coloniale, partivano per le rotte delle Indie Orientali, contrastando il monopolio commerciale olandese. E non mancano le piante di cotone e di pepe, i cespugli di citronella e l’albero Lipstick (i fiori rilasciano una sostanza che ha la texture del rossetto rosso), oltre a un’antica distilleria della cannella e altre irresistibili tartarughe giganti, che si cibano del banano e bevono dal naso (anche se possono stare senza acqua né cibo per tre mesi). Incontri non così insoliti alle Seychelles, visto che nell’arcipelago si contano più testuggini (150mila solo nell’atollo corallino di Aldabra, protetto dall’Unesco), che abitanti (119mila). Altro luogo del passato a Mahé, lungo la strada di montagna Sans Souci road nel cuore verde del Morne Seychelles National Park, è l’importante sito Mission Lodge – Venn’s Town. È un monumento nazionale dal 1984, perché all’interno di questa missione anglicana, nel 1876 venne aperta una scuola per i bambini di Zanzibar «liberati dalla schiavitù dai britannici, che li trovarono a bordo di una barca che batteva bandiera araba. Una parte della storia che è stata rimossa, per non offendere i tanti arabi presenti alle Seychelles come investitori e turisti», racconta una persona del posto, che si gode il panorama dal lodge visitato nel pomeriggio del lontano 20 marzo 1972 dalla Regina Elisabetta II, dopo aver inaugurato l’aeroporto internazionale di Seychelles. Solo uno dei tanti “local” che oggi amano rifugiarsi in questo luogo di pace, anche per fare yoga o meditare sotto l’ombra di maestosi alberi di drago. A Mahé, lunga 26 chilometri e larga 8, non mancano le spiagge belle, come l’iconica Baie Lazare, con le rocce granitiche di Roche Copra spesso “set” di matrimoni da favola. Ma se si cercano le “local vibes” in scenari incontaminati, si va a sudovest ad Anse Intendance, con le mangrovie che ripuliscono l’aria e alcuni giovani del posto che si dilettano a fare grigliate, a giocare a beach volley o a tirare calci al pallone in un campo delimitato da delle noci di cocco. Più intima è la vicina Anse Takamaka, raggiungibile con una strada dove è facile avvistare chi lava la propria automobile “fai da te”.

Le tartarughe de “Le Jardin Du Roi Spice Garden” di Mahé

 

Praslin e Mahé tra cucina creola tradizionale e twist contemporanei

Se la tappa “da bere”, dopo il trekking che da Anse Georgette conduce ad Anse Lazio, è l’Honesty bar, per una birra in un locale dai prezzi congrui (ça va sans dire) aperto anni fa da un tedesco hippie, il pasto nella paradisiaca spiaggia di Praslin è al Mabouya Beach Restaurant: i piatti della tradizione creola sono a base di granchio, pollo, polpo caramellato e gamberi, senza dimenticare il goloso dessert Coconut Nougat. Un locale che vanta la stessa gestione dell’Hotel Les Lauriers, un eco resort curato con prezzi decisamente più accessibili rispetto al Constance o al Raffles. A ovest, la qualità e la generosità delle porzioni, oltre a uno scenografico aperitivo al tramonto, sono garantiti a Le Roché, ma il conto è un po’ salato (circa 100 euro a persona). Una sera a settimana, invece, la cena con spettacolo da non perdere è al Paradise Sun hotel di Anse Volbert, dove si inscena l’antica danza tradizionale “moutya”. Un ballo proibito al tempo delle colonie perché ritenuto “sessualmente sfacciato”, oggi Patrimonio immateriale culturale dell’Unesco, che prendeva vita dopo una settimana di duro lavoro nelle piantagioni, sotto le palme da cocco intorno a un grande fuoco e al ritmo di tamburi di pelle di capra. La cucina creola con il tocco “Constance Lemuria” si assaggia al ristorante The Nest del resort gestito dal bravo General Manager francese Bruno Le Gac, a Praslin da 10 anni e con un passato da chef viaggiatore. La location, speciale, è una palafitta rooftop sul mare aperta a pranzo (ed eccezionalmente a cena) anche agli esterni, con tavolini riservati, se si opta per la zona “On the rocks” sotto il cielo polvere di stelle di Anse Kerlan. Nel menu si alternano prelibatezze locali come il dentice rosso rivestito di foglie di banana e la curiosa insalata con la palma da cocco. Solo alcuni dei piatti che si consumano sorseggiando calici dei migliori vini francesi, sudafricani e italiani (c’è anche un laziale, la Tenuta di Fiorano), selezionati dal sommelier Alessandro Sgariglia. Un giovane intraprendente appassionato di enologia partito da Guidonia Montecelio (Roma) e approdato nel resort “da mille e una notte” di Praslin lo scorso Capodanno. Un mattatore dell’ospitalità più squisita, col fare gentile tutto italiano, alla regia anche di romantici aperitivi del venerdì, con formaggi e vini, nella scenografica buca numero 15 del campo da golf, che guarda verso Anse Georgette. A Mahé, nei beach bar si beve birra locale Seybrew, mentre si fa il tasting di Takamaka rum, a base di canna da zucchero, a La Plaine St. Andre, vicino ad Anse Royal. Per mangiare creolo vista mare vale la pena fermarsi da Madame George al The Jardin du roi Restaurant, dove una volta si sono seduti la Regina Silvia di Svezia e il Re Carlo XVI Gustavo: «Due persone molto semplici; hanno chiesto il pesce come lo cuciniamo alle Seychelles, col curry, grigliato e servito dentro una foglia di banano», racconta la titolare, mentre controlla le sue noci moscate lasciate a seccare per poterle vendere. Prima di accomiatarsi, si può fare shopping nella vicina boutique di prodotti di bellezza al cocco, alla vaniglia e al patchouli. Al rientro, questa beauty routine al naturale aiuta a mantenere viva la memoria dell’odoroso e remoto eden protagonista dell’indimenticabile viaggio. 

Il ristorante The Nest al Constance Lemuria Seychelles
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