Vini, il rosso dell'Alto Adige sfida il calice francese

Vini, il rosso dell'Alto Adige sfida il calice francese
di Emanuele Schipilliti
5 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 15:01 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 14:43
L’autunno è arrivato con tutti i suoi colori in Alto Adige! E mentre le vette dei monti sembrano custodire gelosamente questo spettacolo, lo sguardo rimane sospeso tra l’ incanto delle tante sfumature che i vigneti, strappati ai boschi e alle montagne, rivelano dolcemente. L’autunno sembra avanzare senza sosta sottraendo all’inverno le sue giornate e i suoi spazi bianchi, regalando giorni caldi e pieni di sole ai tanti visitatori che dal 5 all'8 novembre hanno affollato le tante cantine e manifestazioni enogastronomiche organizzate in tutto il territorio altoatesino. L’eco della vendemmia 2015, sana ed abbondante, ancora risuona nei sorrisi dei tanti vignaioli. I numerosi winelovers, accorsi alle varie degustazioni ed anteprime, hanno goduto del buon umore diffuso e contagioso che i vignaioli del sud–tirolo hanno messo in bella vista accogliendoli a braccia aperte nei loro splendidi masi. L’Alto Adige è notoriamente famoso in Italia e nel mondo per la sua elegante produzione di vini bianchi che nascono dai vitigni come chardonnay, sauvignon blanc, pinot bianco e grigio, assieme a riesling, gewurztraminer, sylvaner, kerner e vari veltliner. Ma la tenacia di alcuni produttori e cantine sociali sta portando alla luce, dopo molti anni di duro lavoro, ricerca e di sperimentazione, una notevole produzione di vini a bacca rossa quali: pinot nero, cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc insieme alla riscoperta e alla valorizzazione di vitigni locali quali Schiava e Lagrein. Divisa tra piccoli vigneron, cantine sociali e storiche aziende locali la produzione vitivinicola altoatesina sembra volersi affacciare ad un pubblico sensibile al gusto internazionale presentando, proprio in questi giorni, molti vini che nonostante il loro netto carattere territoriale sono capaci, con le dovute considerazioni, di competere con le più importanti produzioni estere. Sicuramente davanti alle grandi interpretazioni dei vini della Borgogna e di Bordeaux ben pochi sono i vini capaci di reggere il paragone ma a poco a poco sta crescendo il coraggio di confrontarsi per sfidare miti e leggende.



Durante la degustazione che si è svolta all’interno della cantina sociale di Cortaccia sulla strada del vino, nei pressi di Bolzano, alcuni vini rossi di varietà bordolese di cinque aziende del territorio composte da Peter Dipoli, Baron Widmann, Cantina sociale di Cortaccia, Gert Pomella e Tiefenbrunner hanno sfidato i possenti rossi di Bordeaux provenienti da alcuni dei più amati Chateaux di Pomerol, St. Emilion, St. Estèphe, St. Julien e Pauillac. Bottiglie rarissime ed annate eccezionali sono state messe a confronto regalando ai tanti esperti degustatori il piacere di una sfida a distanza fatta di storia, gusto e territorio. L’obiettivo di una tale manifestazione è stato chiaramente quello di dimostrare che anche in questa zona della bassa atesina determinate varietà possono esprimersi al meglio arrivando ad un vis-à-vis con le zone più vocate e rappresentative a livello mondiale per la coltivazione delle varietà bordolesi.



I vigneti che producono questi vini sono adagiati in una sorta di anfiteatro naturale che padroneggia tutta la Val d’ Adige. Le vigne, curate come giardini, ed i vitigni che vi sono messi a dimora sono capaci di esaltare le uniche ed irripetibili caratteristiche che compongo il suolo e la tessitura del terreno, i microclimi che si creano e che cambiano a seconda delle diverse altitudini dei vigneti, compresi tra i 300 ed i 1000 metri sul livello del mare, assieme a giochi termici ed esposizioni ottimali, sono gli elementi determinanti nel conferire a questi vini un chiaro profilo alpino. Vini peraltro capaci di sostenere un lungo invecchiamento acquistando una grande finezza olfattiva e pienezza di gusto tramite la loro prolungata permanenza in bottiglia. Prova ne sono stati gli assaggi delle annate più vecchie a partire da quella del 1995.



Le varietà che compongono i vini di questo areale sono principalmente cabernet sauvignon, merlot e cabernet franc e la loro presenza sul territorio è documentata sin dal 1896, anno in cui vengono inseriti nel catalogo del primo mercato primaverile dei vini tirolesi. E se dapprima il loro peso nella viticoltura altoatesina è stato per molto tempo marginale, negli ultimi trent’anni è stato possibile, tramite un attento lavoro qualitativo, scoprire e valorizzare il vero potenziale di questi nobili vitigni, fino all’attuale nascita di una generazione di vini bordolesi del territorio.



Più a nord di Bolzano, nei pressi di Cornaiano, in un antico maso del XVI secolo in cui ha sede la cantina sociale Girlan viene portato avanti un progetto che racchiude in sé una sfida prestigiosa e ardua: quella di dare vita ad un pinot noir all’altezza dei migliori del mondo nella sua varietà con un forte legame con il territorio. Prova di questo lavoro è stata la presentazione del primo Cru di pinot nero che la cantina ha presentato in anteprima nella splendida location del centro di sperimentazione agraria e forestale Laimburg. Una magnifica sala scavata nella roccia e circondata da molti corridoi dove migliaia di bottiglie, botti e barrique giacciono indisturbate mentre il vino, custodito al loro interno, affronta la sfida più importante: quella con il tempo. Risultato della minuziosa parcellizzazione delle vigne dell’altopiano di Mazzon, vigna ganger è il vigneto dalla quale la cantina sociale conferisce le preziose uve. Anche in questo caso, come per i rossi di Cortaccia, il vino è stato degustato alla cieca, senza quindi conoscerne la provenienza ma questa volta oltre ai noti vini francesi il parterre ha visto la presenza di pinot noir arrivati dalla Germania, Svizzera ed Oregon. Con un finale che ha visto trionfare i pinot noir francesi delle migliori zone della Borgogna ma allo stesso tempo con l’ottimo posizionamento per il vino flagship della cantina di Cornaiano, salito comunque sul podio riscuotendo molti apprezzamenti tra i presenti.



L’Alto Adige continua ad offrire molte occasioni di scoperta e di gusto. Consapevoli di trovarci difronte una delle regioni più dinamiche del panorama enologico nazionale ed internazionale bastano solo poche ore di treno per addentrarsi in una realtà affascinante e coraggiosa. Gli altoatesini, oltre alla produzione di qualità, hanno deciso di investire sulla peculiarità e la ricchezza del territorio, sulla loro storia e sulla capacità di tante donne ed uomini di lavorare e valorizzare la propria terra mettendola al centro delle loro vite, creando così un tessuto socio-economico concreto e carismatico, capace di creare cultura e benessere anche grazie ad un semplice bicchiere di vino.