Città del Vaticano – Sotto la pioggia migliaia di persone hanno ricevuto benedizione congiunta del Papa cattolico e, contemporaneamente, del Papa della Chiesa ortodossa copta, l'egiziano Tawadros II. Occasione più unica che rara ascoltare in italiano e arabo i due leader religiosi che, al termine dell'udienza generale, festeggiavano i 50 anni della storica dichiarazione firmata a suo tempo da Paolo VI e da Sheonouda III. All'epoca il testo menzionava la questione palestinese, e quei profughi palestinesi «sofferenti e senza fissa dimora» così come condannavano assieme «gli abusi di argomenti religiosi in questo campo».
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In Piazza san Pietro, invece, stamattina si pregava per la “martoriata Ucraina”.
Papa Francesco ha introdotto il Papa ortodosso copto spiegando ai fedeli che lo era andato a trovare dieci anni fa, proponendogli di festeggiare ogni anno il 10 maggio la Giornata dell'amicizia copto-cattolica. «Ci chiamiamo al telefono, ci mandiamo i saluti, rimaniamo buoni fratelli e non abbiamo mai litigato». Quarant'anni fa il cammino di avvicinamento tra copti e cattolici era avvenuto sotto la spinta del Concilio Vaticano II e di Papa Montini con la restituzione di una parte delle reliquie di San Marco - venerato come il fondatore della Chiesa copto ortodossa - trafugate nell'828 e portate a Venezia. Il gesto fu fondamentale e le reliquie da allora sono su un altare all'interno della cattedrale copta al Cairo.
L'udienza generale di stamattina per l'occasione è stata di fatto totalmente ribaltata: il Pontefice non ha pronunciato la catechesi che aveva preparato e l'ha sostituita con il saluto alla Chiesa copta ortodossa egiziana. Poi, salutando i pellegrini di lingua araba presenti in piazza, ha aggiunto: «Cristo ci ha chiamato ancora ad essere una sola chiesa. La nostra unità, come cristiani, è una risposta alla sua volontà e alla sua preghiera. Quando Gesù pregava, diceva: 'Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi'».
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Le chiese cristiane (cattolici, ortodossi, protestanti) stanno lavorando per arrivare almeno nel 2025, durante il Giubileo, a festeggiare assieme il giorno della Pasqua, visto che per effetto dei diversi calendari liturgici ognuno la festeggia in giorni differenti.