Emanuela Orlandi, il cardinale Parolin: «C'è una madre che soffre, sorpresi dalla mancata collaborazione»

Il segretario di Stato vaticano ha partecipato questa mattina a una iniziativa alla Camera

Emanuela Orlandi, il cardinale Parolin: «C'è una madre che soffre, sorpresi dalla mancata collaborazione»
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Mercoledì 19 Aprile 2023, 19:31 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 18:14

«C'è una madre che soffre, vogliamo chiarire e andare avanti». Così ha risposto il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, che non si è sottratto, partecipando questa mattina a una iniziativa alla Camera, a una domanda esplicita sulle prospettive dell'inchiesta aperta dal promotore di giustizia vaticano sulla scomparsa di Emanuela Orlandi dopo le parole choc pronunciate dal fratello Pietro su san Giovanni Paolo II.

Emanuela Orlandi, le indagini

Nessuna battuta d'arresto dunque, per le indagini di fatto aperte dal promotore Alessandro Diddi martedì 11 aprile, con l'audizione-fiume dello stesso Orlandi durante la quale il fratello della ragazzina, come «persona informata sui fatti», ha anche fornito una lista di 28 nomi da «convocare» e un audio riconducibile a un esponente della banda della Magliana che muove accuse (bollate dallo stesso Papa Francesco come illazioni «offensive e infondate»), su un presunto «giro di ragazzine» intorno al Papa polacco. «Ho visto che ci sono state anche critiche all'iniziativa del Papa - ha detto con molta serenità Parolin dopo le forti tensioni dei giorni scorsi -, ma l'idea della Santa Sede è proprio quella di arrivare a chiarire, vedere quello che è stato fatto nel passato sia da parte italiana, sia da parte vaticana e vedere se c'è qualcosa ancora che si può fare di più sempre con questo scopo, arrivare a chiarire.

Credo che lo si debba innanzitutto alla mamma che è ancora viva e soffre molto, lo facciamo con le migliori intenzioni».

 

Le parole di Pietro Orlandi

Spalle larghe quindi rispetto alle insinuazioni pesanti rivolte a Giovanni Paolo II e nessun retromarcia sul fronte delle indagini, con una sottolineatura però che riprende quanto già detto dai vertici della comunicazione vaticana sulla mancata trasparenza da parte di Pietro Orlandi e della sua legale, Laura Sgrò, che, convocata a seguito delle dichiarazioni choc di Pietro su Wojtyla che «la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava di certo a benedire le case», ha voluto opporre il segreto professionale. «Siamo molto sorpresi che non vi sia stata collaborazione - ha detto Parolin - perché questo avevano chiesto: allora perché adesso tirarsi indietro in maniera così brusca? Il nostro intento è quello di arrivare veramente a chiarire». Orlandi, da parte sua, si è difeso più volte affermando di non avere mosso accuse a nessuno e ripete che proprio l'indicazione del Papa è stata quella di compiere indagini a 360 gradi, «senza sconti a nessuno». «Puntate in quella direzione», dice poi Sgrò alludendo a Marcello Neroni, l'uomo dell'audio anonimo su Wojtyla di cui lo stesso Pietro Orlandi ha infine fatto il nome sul suo profilo Facebook. Neroni, ritenuto vicino alla banda della Magliana, oggi 82/enne, legato al boss Renatino de Pedis, come pure ad Aldo De Benedittis, conosciuto negli anni Novanta come il 're dei videopoker', non è mai stato ascoltato nè in Vaticano, nè dalla procura di Roma. È anche a lui che Sgrò e Orlandi alludono quando parlano di indagini da condurre in «collaborazione» tra Italia e Vaticano.

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