Doccia gelata del cardinale prefetto della Fede, Víctor Fernández sulla Chiesa tedesca che si attende ulteriori passi concreti da Roma sulla via delle riforme ultra progressiste. Ma il teologo argentino amico del Papa, dopo avere dato il semaforo verde alle benedizioni delle coppie gay, ha affidato al quotidiano tedesco Die Tagespot un messaggio ben preciso per contenere le aspettative. Tanto per cominciare Fernández ha escluso che il sacerdozio femminile e la revisione degli atti omosessuali nel Catechismo possano essere al centro dei futuri colloqui con i vescovi tedeschi previsti per quest'anno in Vaticano, a proposito dei risultati del Cammino sinodale. In poche parole uno stop in piena regola probabilmente suggerito dalla reazione durissima di tanti episcopati decisi a non applicare il provvedimento relativo alla benedizione delle relazioni omosessuali.
Fernandez ha fatto riferimento alla lettera del segretario di Stato, cardinale Parolin del 25 ottobre scorso e indirizzata alla Conferenza episcopale tedesca al fine di circoscrivere alcuni paletti.
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Fernández coi tedeschi sembra essere stato piuttosto chiaro sul bisogno di contenere le riforme: «Quando si sentono alcune considerazioni che sono state fatte nel contesto del Cammino sinodale tedesco, a volte sembra come se una parte del mondo si senta particolarmente 'illuminata' per capire quello che gli altri poveri idioti non riescono a capire perché ottusi o medievali, e questa parte 'illuminata' crede ingenuamente che grazie ad essa tutta la Chiesa universale sarà riformata e liberata dai vecchi schemi. Credere che in una parte del mondo la crisi causata dagli abusi sessuali possa essere risolta con decisioni che contraddicono l'insegnamento della Chiesa universale non è, a mio parere, ragionevolmente giustificato». Il testo dell'intervista verrà pubblicato integralmente su Die Tagepost.
Nel testo dell'intervista non manca una riflessione sulla controversa Dichiarazione Fiducia Supplicans, sulla benedizione per le “coppie irregolari”. Fernandez la difende anche se sta creando in tutto il mondo una levata di scudi mai vista, al punto che quasi tutti gli episcopati africani sono sul piede di guerra decisi a non applicarla: «E' una risposta chiara che porta la firma del Papa. Non è la risposta che due o tre paesi vorrebbero avere. Si tratta piuttosto di una risposta pastorale che tutti potrebbero accettare».
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«Alcuni vescovi tedeschi sembra che non comprendano appieno che un papa liberale o illuminato non potrebbe garantire questa comunione tra tedeschi, africani, asiatici, latinoamericani, russi e così via». Questo scopo può invece essere raggiunto da invece da «un Papa "pastorale" che custodisca l'insegnamento che la Chiesa ha maturato e arricchito nel corso dei secoli, ascoltando il Vangelo eterno, ma che sia anche capace di metterlo in dialogo con la vita concreta, spesso ferita, dei credenti; non con la vita di un 'umano' astratto, ma con la vita reale di tanti uomini e donne negli ambienti più diversi»