Cristofori, Nucleo epidemiologico: «Un no vax rischia 14 volte in più di finire in terapia intensiva»

Cristofori, Nucleo epidemiologico: «Un no vax rischia 14 volte in più di finire in terapia intensiva»
di Fabio Nucci
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Domenica 21 Novembre 2021, 08:23

PERUGIA Una fase delicata nella quale la vaccinazione ma anche la prudenza e il rispetto delle misure anti-Covid di prevenzione e protezione risultano cruciali. Per un “no-vax, ad esempio, il rischio-infezione è quintuplicato, quello finire “intubato” 14 volte superiore. Lo evidenzia Marco Cristofori, responsabile Sorveglianza e promozione della Salute dell’Ausl Umbria 2 e componente del Nucleo epidemiologico regionale, con riferimento alla situazione regionale. I cui numeri per ora non dilagano, ma il virus corre veloce sospinto dalla variante Delta, i cui effetti si rilevano anche sottoforma di complicanze “long-Covid”, interessando anche i più piccoli.
Dottor Cristofori, cosa rischia chi non si vaccina?
«Chi non si vaccina ha circa 5 volte di più il rischio di infettarsi, 10 di finire in ospedale, 14 di finire in terapia intensiva e circa 20 di morire. Il tutto verificato da test statistici sui dati umbri».
In tanti nutrono ancora dubbi anche sui farmaci Pfizer o Moderna, detti a “Rna messaggero”.
«La vaccinazione a “mRna” è la tecnologia meno pericolosa che esiste in quanto non utilizza virus intero e nemmeno proteine. L'Rna virale è inserito in una molecola di grasso (non è allergenico) e non entra nel nucleo della cellula ma trasmette un’informazione che fa produrre anticorpi e in poco tempo viene degenerato».
Oggi, chi non ha esitato a sottoporsi al ciclo primario, è un po’ titubante verso la terza dose e tira in ballo la questione anticorpi. Cosa si può dire al riguardo?
«La terza dose è importantissima. Ormai è chiaro che i vaccini dopo sei mesi riducono la loro capacità di protezione per cui la dose “booster” è essenziale e va fatta senza esitazioni, funziona da effetto rinforzante. La conta degli anticorpi prima di fare la terza dose non serve a nulla, non sappiamo la capacità di reazione del sistema immunitario, l'unica cosa importante sono le evidenze che consigliano fortemente un richiamo dopo 6 mesi».
Vaccinarsi non significa liberarsi delle precauzioni.
«Le misure di sicurezza vanno ancora tutte rispettate, soprattutto la mascherina Ffp2 in luoghi chiusi o all'aperto se ci sono assembramenti. Il distanziamento è efficace soprattutto all'aperto mentre al chiuso con aria forzata è meno efficace. È poi importante il Green pass, meglio se da vaccinazione: il tampone antigenico rapido fotografa l'istante in cui si fa, con una percentuale piuttosto alta di “falsi negativi” legata alla bassa prevalenza della malattia».
La variante Delta è ormai presente al 100% nel Paese, questo cosa comporta?
«La variante Delta ha una trasmissibilità altissima, attacca bene anche i bambini dove può provocare fenomeni di “long Covid”.

Dopo circa 15 settimane dall'infezione, sono state rilevate miocarditi e aritmie, alterazioni della funzionalità epatica, stanchezza cronica e minor rendimento scolastico, la slatentizzazione di alcune malattie rare».

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