Truffa dei migranti, la prefettura di Perugia cancella l'appalto alla Onlus sotto inchiesta. Affare da un milione e 85 posti anche a Corciano

Il prefetto Armando Gradone
di Luca Benedetti
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Domenica 11 Giugno 2023, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 09:25

Anche la prefettura di Perugia ha messo le mani sull’attività della Cooperativa L’ Aurora Onlus. Tanto che, da settembre, è stato revocato l’appalto con cui la L’ Aurora gestiva i Cas (i centri di accoglienza straordinaria)anche a Perugia e Corciano. Un affare da un milione di euro per gestire i posti per ospitare 85 migranti che da settembre sono stati ricollocati in altre strutture non riconducibili alla Onlus finita sotto inchiesta ad Ancona.
Lo spiega in una nota la prefettura guidata da Armando Gradone. Nel corso dei controlli sono emerse diverse irregolarità tanto che «il rapporto contrattuale in essere con la Cooperativa è stato risolto con effetto immediato con contestuale trasferimento dei richiedenti asilo ivi ospitate in altre strutture attive nell’ambito della provincia di Perugia».
La prefettura ha messo in campo per la gestione del controllo dei Cas un Nucleo ispettivo composto non solo da personale che lavora in piazza Italia, ma anche da vigili del fuoco, Asl e Ispettorato del lavoro.
I CONTROLLI
I primi dubbi sull’attività della Onlus con sede a Città di Castello sarebbero emersi già durante il periodo del Covid quando i controlli venivano effettuati da remoto. Irregolarità che hanno portato a settembre a interrompere l’appalto. Una decisione a cui L’ Aurora si è opposta aprendo un contenzioso civile con la prefettura. Ma il braccio di ferro non ha impedito alla stessa Onlus di partecipare al nuovo bando. La risposta della prefettura è stata netta: l’ Aurora esclusa dalle procedure. L’appalto che è stato revocato andava avanti dal 2019 in regime di proroga.
Per la vicenda della truffa con i migranti, sono sette le persone indagate dalla Procura di Ancona. Per tre di loro è scattata l’interdizione temporanea a contrattare con la pubblica amministrazione per dieci mesi. Il provvedimento ha colpito i perugini Manuela Morini, presidente del Cda e rappresentante legale della società cooperativa L’ Aurora, il marito Filippo Corbucci, vice presidente e consigliere, e il padre di lei, Maurizio Morini, dipendente della onlus. Per lo stesso reato sono indagati, altri quattro dipendenti della società, tre donne e un uomo, residenti tra Gubbio e Città di Castello.
LA GENESI
L’inchiesta sulla onlus con sede a Città di Castello parte dalla segnalazione di una dipendente della cooperativa che gestisce i Cas, un’assistente sociale. «La cooperativa L’ Aurora per cui lavoro- si legge nel provvedimento interdittivo del Gip che riporta la mail arrivata alla prefettura di Ancona il 18 gennaio del 2021-non sta gestendo in maniera appropriata i servizi che dovrebbe fornire....l’assistenza sanitaria è quasi assente, dato che non mi è stato fornito alcun nominativo di medico e/o pediatra di riferimento come invece stabilito dal bando, non mi vengono date le risorse economiche per comprare medicinali da banco o prescritti dopo visita specialistica. L’unico caso in cui mi hanno autorizzata a comprarli è stata per il bambino asmatico... a cui però hanno detratto l’importo dal pocket money». Il pocket money è la diaria riconosciuta ai migranti che vengono alloggiati negli appartamenti gestiti come Cas.
«La situazione è molto diversa da quella descritta dagli inquirenti - ha subito replicato l’avvocato Giuseppe Silvestri, che assiste i sette indagati–.

Non c’è stata nessuna truffa e parliamo comunque di poche migliaia di euro. Inoltre, il Tar Marche ha accolto il nostro ricorso cautelare contro l’esclusione della onlus dai bandi prefettizi».

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