Da una parte una cinquantina di socie che hanno chiesto il fallimento: oggi il giudice Claudio Baglioni entrerà nel vivo della questione, dopo che nei giorni scorsi ha avuto dei colloqui di approfondimento con due ex presidenti della cooperativa sociale; pare si tratti di Loredana Valsenti e Patrizia Lo Iacono.
Dall’altra parte della barricata una sessantina di socie, sempre oggi, comincia a gettare le basi del dopo Aidas, consapevoli che la situazione è difficile, ma non vogliono gettare via il bambino con l’acqua sporca. Prima di tutto vogliono garantirsi la continuità lavorativa, cosa che con il fallimento sarebbe più complicato. Per questo, una trentina di loro, hanno chiesto al commissario ministeriale Silvia Volpini di convocare l'assemblea dei soci, che a tutt’oggi resta l’organo sovrano della cooperativa. Le socie chiedono alla Volpini di essere aggiornate sul piano concordatario, che deve essere consegnato in Tribunale entro il 17 aprile.
«Vogliamo capire perché - dicono - se il fallimento è stata la strada da escludere per rilanciare la Sangemini non si debba fare altrettanto per l’Aidas». Ma nel corso dell’assemblea sarà presentato anche un possibile piano di rilancio dell’attività, che se approvato dai soci lavoratori potrebbe ridare forza alla cooperativa. I lavoratori che hanno richiesto l’assemblea non si capacitano del perché si debba privilegiare la strada del fallimento, quando ci sono manifestazioni di interesse per rilevare l’Aidas che arrivano tanto dall’interno quanto dall’esterno della cooperativa.
Intanto, la Volpini smentisce la voce fatta circolare ieri secondo la quale avrebbe consegnato al Ministero la relazione finale. «Nessuna relazione finale - dice la Volpini - solo un documento per aggiornare il Mise sui conti e sugli avvenimenti dell’ultima settimana»
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