Stalking in corsia: a processo
portiere dell'ospedale di Perugia

Stalking in corsia: a processo portiere dell'ospedale di Perugia
di Enzo Beretta
2 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Novembre 2019, 18:39
PERUGIA - Il gup Natalia Giubilei ha rinviato a giudizio un uomo di 51 anni, portiere dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, accusato di stalking. La persona offesa è la sua ex fidanzata - si legge nelle carte giudiziarie - ed è un'impiegata amministrativa in servizio anche lei all'ex Silvestrini. «Tutte le volte in cui svolgeva il turno mattutino di portiere - scrive il pubblico ministero Gennaro Iannarone - con cadenza di due giorni alla settimana cercava sempre di incontrarla e poi la importunava e la offendeva così da indurla a non svolgere la mansione la mansione di ritirare la posta per paura di incontrarlo».

Secondo la ricostruzione accusatoria l'uomo «spesso la seguiva e ne controllava i movimenti tanto da presentarsi presso il reparto in cui la persona offesa si era recata per eseguire esami strumentali». In una circostanza, all'inizio del 2018, «ne offendeva l'onore e il decoro e la molestava, provando ripetutamete a toccarla». Perfino «nei pressi della portineria dell'ospedale la molestava e la offendeva dicendole che era una poco di buono e che non capiva niente». Il pm punta il dito contro altri episodi oggetto di altri procedimenti penali: «Nonostante la precedente condanna, la pendenza di altri procedimenti e l'applicazione di misure cautelari le provocava un perdurante stato di ansia e timore per la sua incolumità e la costringeva ad alterare le proprie abitudini di vita, evitando alla persona offesa di adempiere alle sue mansioni e facendo quanto possibile pur di non incontrarlo». Il processo inizierà il 10 giugno 2020 davanti al tribunale monocratico (giudice Giuseppe Narducci). L'imputato è difeso dall'avvocato Daniela Paccoi e dal collega Guido Rondoni mentre la parte civile è assistita da Delfo Berretti.

Tra gli episodi pregressi menzionati dalla Procura ci sono alcune telefonate mute alla persona offesa e al figlio, partite anche da cabine pubbliche, insieme a «contatti molesti e intimidatori» durante i quali non sarebbero mancate le offese. La poveretta - si legge - sarebbe stata seguita perfino nel cimitero quando si era recata per andare a sostituire i fiori sulla tomba della madre. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA