Terni, il cameriere e il camionista: vite perse nelle slot

Terni, il cameriere e il camionista: vite perse nelle slot
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 13 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:09

AMELIA - Lorenzo, 18 anni, ha speso anche duemila euro in un giorno solo. La dipendenza dalla ludopatia non è riuscito a gestirla neppure dopo un percorso tentato in una struttura del nord Italia. Lorenzo lavorava in un ristorante e nonostante la giovane età è stato letteralmente travolto dalla passione irrefrenabile per le scommesse.

Il suo percorso di ritorno alla vita da un circuito di dipendenza  che, a livello neuronale, dà gli stessi effetti degli stupefacenti, lo sta facendo alla Comunità Incontro di Molino Silla. Insieme a Franco, anche lui ludopatico “puro”, che di anni ne ha 65. Faceva il camionista e a giocare con le “macchinette” ha iniziato più di vent’anni fa, quando ha perso il lavoro e ha vissuto una grande crisi coniugale.

Prima di entrare nella comunità fondata da don Pierino Franco ha tentato invano un percorso in un’altra struttura.

“E’ entrato qui da quasi due anni e si sta mettendo in gioco - dice Francesca Carpinelli, psicologa dell’equipe multidisciplinare di Molino Silla - è riuscito anche a recuperare il rapporto con la figlia e le nipotine. Franco non ha mai fatto uso di altre sostanze, pochi sono così netti ma abbiamo anche questi casi”.

In Comunità oggi sono una quarantina le persone in trattamento per ludopatia e nella gran parte dei casi si tratta di poliassuntori. Perché oltre alla dipendenza dal gioco d’azzardo c’è anche quella da alcol e droga, soprattutto cocaina. Il più giovane ha 18 anni, il più anziano supera i 70.

“Si tratta di una dipendenza che è aumentata in modo esponenziale nei due anni di emergenza covid - conferma Tania Fontanella, responsabile dell’equipe multidisciplinare di Molino Silla. Tra chi entra da noi a giocare di più sono gli adulti e c’è una forte presenza delle donne”.

La certezza è che il lockdown ha dato una forte spinta al gioco online fatto comodamente da casa grazie ad un telefonino e all’offerta di app gratuite per giocare.

La pandemia non ha aiutato - dice Francesca Valentini, psicoterapeuta - la ludopatia crea una sorta di bolla intorno a chi tenta di allontanare i problemi quotidiani grazie al gioco e all’ambente favorevole delle sale scommesse.  Persone che hanno perso tutto: la famiglia, la casa, l’azienda”.

Persone che riescono a uscire dal tunnel della dipendenza con grande fatica e spesso rischiano di ripiombare nel buio di meccanismi che, essendo legali, non assomigliano ad un pericolo.

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