Quando il Germanico spuntò dalla terra: Amelia festeggia i 60 anni dalla scoperta della straordinaria statua del "quasi" imperatore

Nazareno Novelli, il testimone: "Si stavano facendo degli scavi per allargare l'area di un mulino quando la benna colpì qualcosa di metallico: capimmo che stava succedendo un evento eccezionale"

Quando il Germanico spuntò dalla terra: Amelia festeggia i 60 anni dalla scoperta della straordinaria statua del "quasi" imperatore
di Francesca Tomassini
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Giovedì 3 Agosto 2023, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 09:30

AMELIA Amelia e Germanico. Un amore lungo sessant'anni: Amelia festeggia i 60 anni dal ritrovamento della statua bronzea, anche se gli eventi sono spostati a settembre. Tanti sono gli anni passati da quel 3 agosto 1963, quando dalla terra di un cantiere in via Rimembranze vennero fuori i pezzi della statua bronzea del quasi imperatore romano, il principe Germanico Nerone Claudio Druso. Un ritrovamento sensazionale che per giorni occupò le prime pagine dei quotidiani e in pochi istanti conquistò per sempre il cuore degli amerini.

IL TESTIMONE

«All'epoca - racconta Nazareno Novelli, testimone oculare di quella storica giornata - io avevo dieci anni. Insieme ad alcuni amici ce ne andavamo in giro per cantieri, a curiosare. L'idea ci era venuta da quando, qualche settimana prima, proprio mio zio lavorando alla costruzione di una casa ad Amelia aveva tirato fuori dal terreno un sarcofago contenente due scheletri. Ne eravamo rimasti tutti molto colpiti e speravamo di imbatterci in qualcosa di altrettanto stupefacente». E' mattina, il cantiere per l'ampliamento di un mulino è in piena attività. Al lavoro c'è la ruspa per lo sbancamento. «Ad un certo punto - continua Novelli - la benna scontrò qualcosa di metallico. Era il braccio, quella fu la prima cosa che venne fuori dalla terra, dopo fu la volta della testa, e poi gli altri pezzi». Il cantiere si ferma, che si tratti di un evento eccezionale lo capiscono tutti all'istante. «Noi - ricorda Novelli - cercavamo di farci notare il meno possibile, altrimenti ci avrebbero mandato via». Arrivano i carabinieri, il sindaco, all'epoca Cafiero Liberati, e viene chiamato da Roma Umberto Ciotti, della soprintendenza. La notizia in città si sparge in un lampo, tanto che quando Ciotti arriva trova una folla intorno a quel tesoro. In attesa del loro destino Liberati fa mettere i pezzi della statua dentro ad alcuni scatoloni e chiusi a chiave in un deposito del comune. Ne nasce un braccio di ferro fra la soprintendenza e le istituzioni locali sostenute dalla comunità amerina. Nonostante le accese rimostranze circa il diritto di lasciare ad Amelia ciò che era stato trovato ad Amelia, la statua, dopo il restauro, viene trasferita a Perugia, nel deposito del Museo Archeologico Nazionale dell'Umbria. Lì, rimarrà per quasi quarant'anni. «Mi ricordo - racconta l'ex sindaco della città Fabrizio Bellini - che negli anni Novanta erano state intraprese una serie di azioni per cercare di riportare quel bronzo a casa. All'epoca era sindaco Luciano Lama. Andammo a Torino alle giornate della cultura, contattammo un gruppo di parlamentari a Roma, organizzammo anche una manifestazione sotto al museo di Perugia». Lo "scontro" va avanti fino al 2001, quando il Germanico fa il suo ritorno ad Amelia. Da allora, è esposto al museo archeologico Edilberto Rosa. Secondo la ricostruzione ufficiale, la statua fu eretta a memoria ed onore del principe romano Claudio Druso. Nato nel 15 a.C. il giovane condottiero si guadagnò le simpatie dei generali e del popolo con una serie di vittorie militari importanti. La statua sarebbe uno dei tributi in suo onore fioriti in tutto l'Impero a seguito della morte improvvisa avvenuta ad Antiochia nel 19 d.C. Diverse le ipotesi sulla presenza del bronzo ad Amelia. Qualcuno sostiene che la statua fosse esposta in città, nel campus dove si allenavano i giovani, altri che fosse soltanto in transito verso altra destinazione.
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