Parco fluviale del fiume Nera: «Gestione ingessata, blocca anche il turismo»

Parco fluviale del fiume Nera: «Gestione ingessata, blocca anche il turismo»
di Claudia Sensi
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Martedì 29 Agosto 2023, 01:20 - Ultimo aggiornamento: 17:48
Terni - 

Dal 2020 il parco fluviale del Nera è gestito dalla Regione Umbria, in attesa della costituzione di un nuovo gestore territoriale. Una situazione provvisoria venutasi a creare in seguito alla liquidazione della Comunità Montana Valnerina che lo gestiva.

E questo non ha ricadute positive su quella superficie di 2.120 ettari che racchiude una bellezza paesaggistica mozzafiato tra i fiumi Velino e Nera, il lago di Piediluco, la cascata delle Marmore, i centri fortificati di Arrone, Ferentillo e Montefranco. Territori significativi per caratteristiche ambientali, testimonianze culturali e anche per lo sport.

Due le criticità principali secondo Stefano Gregori, responsabile regionale del parco: finanziarie ed istituzionali. «Quando il parco era autonomo, con il consorzio dei comuni, c'era una quota versata dalla Regione dell'Umbria per le spese generali di funzionamento, c'erano quelle dei Comuni che ne facevano parte, della Provincia e della Comunità montana. Quindi c’era un budget sugli 80/90mila euro con il quale si provvedeva al funzionamento degli uffici, ma rimaneva anche una quota costante destinata alla promozione del territorio, si aiutavano tutte le associazioni a fare manifestazioni per promuovere l'immagine del parco».

E quali sono le criticità istituzionali? «Nel 2009 il soggetto gestore diventa la Comunità montana in base a un disegno regionale, poi insorgono delle criticità e il governo taglia i finanziamenti per cui la Regione accorpa le comunità montane e gli dà le funzioni dei parchi. Si tratta di funzioni territoriali molto particolari. Secondo me la questione centrale sta nel fatto che la conservazione e di conseguenza lo sviluppo sostenibile e la promozione, si attua attraverso il piano del parco che è una specie di piano urbanistico che ha delle norme attuative ed è sovraordinato ai piani regolatori comunali. È un piano vincolistico a 360 gradi, si occupa di autorizzazioni di edilizia, di ambiente, ha competenze inerenti la Rete ecologica della Regione dell'Umbria che è un layer, anche quello giuridico perché cerca di tutelare la permeabilità ecologica delle varie specie della microfauna.

Insomma è un piano che riguarda tante materie, è multidisciplinare, però congela un po' lo stesso piano regolatore del Comune».

Quindi mancano i soldi, c’è una gestione troppo ingessata ed un turismo che non decolla. Come direbbe qualcuno ‘era meglio quando era peggio’.

«Il tema turistico lo abbiamo studiato anche con persone illuminate come Valentino Paparelli che come direttore dell'azienda di promozione del turismo regionale ha fatto un lavoro nel 2008, che guarda i Sibillini e si rivolge a un target medio-alto. È ancora attualissimo però è applicato parzialmente perché non è facile mettere d'accordo tutti gli operatori. Invece quando c'è un organo che è consapevole delle specificità, dei problemi e delle esigenze del territorio il percorso va avanti. All’epoca abbiamo gestito anche opere pubbliche, tutte concluse: a Montefranco abbiamo recuperato una vecchia stalla che è diventata un centro auditorium che viene usato per tutte le attività sociali di quella comunità, a Collestatte abbiamo recuperato, anche in collaborazione col Comune, palazzo Magalotti diventato centro di documentazione ambientale, tutta la frazione di Mattarella, facemmo la risalita di Castel di lago. Tutte opere di recupero, che non vanno ad occupare nuovo suolo».

Di che cosa avrebbe bisogno il parco fluviale del Nera per poter esprimere tutte le sue potenzialità? «Per rilanciare il parco sarebbero necessarie tre cose: la convenzione obbligatoria fra i Comuni, una quota per ogni Comune e per la Regione a supporto dell'attività come era prima e poi riattivare il tavolo degli accordi di programma quadro Regione-ministero».

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