Orvieto, aumento della Tari. Il comune fissa tre scadenze ma si infiamma la polemica sul ruolo di Auri

Orvieto, aumento della Tari. Il comune fissa tre scadenze ma si infiamma la polemica sul ruolo di Auri
di Monica Riccio
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Sabato 4 Giugno 2022, 09:25

Anche a Orvieto rischia di diventare un caso politico l'aumento delle tariffe della Tari (Tariffa sui Rifiuti) che nell'ultimo consiglio comunale è stato approvato con i soli voti della maggioranza. Sotto accusa non tanto gli aumenti, nel mitigare i quali a Orvieto si è votato per una rateizzazione degli importi con prima rata in scadenza il 31 luglio, seconda al 30 settembre e terza al 2 dicembre (con possibilità di versare le tre rate entro il 31 luglio), quanto la gestione della tariffazione, i costi dei servizi, il ruolo di Auri (Autorià Umbra Rifiuti e Idrico) ma soprattutto l'impossibilità per i comuni di mettere mano in modo diretto alla gestione.

Relatore dell’atto è stato l’assessore al Bilancio e Tributi, Piergiorgio Pizzo che ha spiegato: «Il Consiglio Comunale è chiamato a deliberare sulla tassa rifiuti scelta da questo Comune che, finché la normativa lo permetterà, intende continuare a portare avanti la tassa in luogo della tariffa. Quest’anno non ci sono le misure del governo. L’Amministrazione – spiega Pizzo - ha ritenuto di ripartire i costi fissi e variabili tra utenze domestiche e non domestiche in base alla potenzialità di produzione dei rifiuti, imputando il 60% dei costi fissi e variabili a carico delle utenze domestiche, e il 40% a carico delle utenze non domestiche».

Il comune appare dunque con le mani legate da una gestione esterna sulla quale, poco o nulla, risulta possibile intervenire. Contrario e compatto il voto dell'opposizione che in una nota congiunta a firma dei consiglieri di minoranza afferma: «Le tariffe Tari approvate comportano un aumento sia per le famiglie che per le imprese tra l’8 e l’11 percento senza che l’amministrazione abbia voluto muovere un dito per ammortizzare e/o mitigare l’impatto dei costi sui cittadini, nonostante gli aumenti fossero prevedibili già dallo scorso anno quando era stato possibile utilizzare le risorse provenienti dai fondi Covid.

La stessa maggioranza, approvando l’atto, non ha potuto fare a meno di rilevare come del tutto disattesa da parte dell’amministrazione sia rimasta la risoluzione approvata un anno fa all’unanimità dei consiglieri, che impegnava la sindaca a dare mandato all’ ufficio legale di attivare uno studio finalizzato ad approfondire, a tutela dei cittadini, i contratti in essere con il gestore e di intraprendere un confronto fattivo con la Regione al fine di intervenire per riequilibrare e bilanciare i costi a carico dei comuni».

Disappunto anche dalla Lega che con il capogruppo Andrea Sacripanti parla di «senso di frustrazione. Queste tariffe – afferma - sono l’epilogo di anni e anni di aumenti e dell’impossibilità di comuni di incidere. Da quanto è arrivata Auri la questione della pressione sui cittadini non cambia. Ma questo non è più tollerabile». «Il punto politico – afferma il consigliere Stefano Olimpieri, Gruppo Misto - è che i comuni sono stati completamente esautorati dalla gestione di questi servizi il che ha determinato gravi problemi per le comunità e i comuni. Oggi si deve invertire la rotta ma è un percorso in salita perché il costo non lo decide il comune ma il gestore privato con scadenze capestro».

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