Due cuori, due mascherine e un Pronto soccorso: nozze per il primario di Orvieto

Due cuori, due mascherine e un Pronto soccorso: nozze per il primario di Orvieto
di Monica Riccio
4 Minuti di Lettura
Venerdì 24 Aprile 2020, 18:43 - Ultimo aggiornamento: 21:10

Cristina e Cesare. Per loro il detto “Né di Venere, né di Marte, ci si sposa, né si parte" non solo non ha avuto alcun senso, anzi, ha dato loro la forza di sposarsi di venerdì, in tempo di guerra al Covid, e di partire per una nuova vita, insieme.

A dirsi sì venerdì 24 aprile mattina, sotto i meravigliosi affreschi della sala consiliare del palazzo comunale di Orvieto, indossando come da regolamento le mascherine anti-contagio, Cristina Reali e Cesare Magistrato, bancaria lei, direttore della Struttura Complessa del Pronto Soccorso del “Santa Maria della Stella” e del 118 di Orvieto.

Il dottor Magistrato, classe 1961, dal 2018 a capo del pronto soccorso dell'ospedale di Orvieto non ha voluto rimandare, insieme alla neo moglie, sua compagna da sei anni: nessun ripensamento sulla data, dritti entrambi alla meta, ieri, mano nella mano, hanno salito insieme la scalinata del comune e davanti alla sindaca Roberta Tardani si sono scambiati la promessa delle promesse. Niente invitati, non era possibile, niente festeggiamenti, non era possibile, niente viaggio di nozze, non era possibile, solo gli sposi, i testimoni e la sindaca a celebrare. Ma va bene anche così.

«Un'emozione unica, ma anche un segnale di ripartenza - spiega il neosposo - avevamo già fissato questa data a fine gennaio - racconta il primario - e preparato tutto, di comune accordo non abbiamo voluto rinunciarci. Dispiace che non ci fossero con noi molte persone care, ma sarebbe stata comunque una cerimonia ristretta. Il pranzo lo rinvieremo ad emergenza finita». Ci sarà tempo, magari, per festeggiare come si deve ora con un Aprile che pare abbia leggermente domato l'epidemia ma dopo un mese di Marzo in cui il dottor Cesare ha fatto parte, e ne è tuttora parte, di quel popolo silenzioso e operoso in camice bianco, a volte in tuta ermetica, con mascherina, occhiali, guanti e nessun orario, nessuna pausa, solo dovere e cuore, con in mente solo la professione medica prima di ogni altra cosa.

«Un importante momento - afferma la sindaca Roberta Tardani - che ci dice che, malgrado la difficilissima situazione che stiamo affrontando, la vita non si ferma. L’episodio di oggi è poi particolarmente significativo perché vede protagonista un medico, al pari di suoi tanti colleghi e operatori della sanità, impegnato in prima linea in questa drammatica emergenza. Ai neo sposi va il mio speciale augurio e quello dell’amministrazione comunale che vorrei estendere a tutti coloro che anche in un momento così buio riescono a scattare istantanee di felicità che danno e daranno in futuro una prospettiva diversa al periodo che stiamo vivendo».

Ha vissuto, il dottor Cesare, un mese di inferno, con il Pronto Soccorso di Orvieto e il 118 a fare tutto quello che si poteva fare, dalla sbucciatura di un ginocchio di bambino, alla febbre alta e polmonite, dal braccio rotto, al malato Covid da trasferire in sicurezza, a purtroppo anche la morte, non ha rimandato nulla, ha affrontato tutto insieme al suo staff. Ma il suo matrimonio no, non ha voluto spostarlo, non ha voluto rimandarlo, e come regalo la storia sanitaria orvietana gli ha donato un paio di giorni senza grossi problemi, magari fosse sempre così. Perché lui le emergenze le conosce bene: già responsabile del pronto soccorso e del 118 dell'area orvietana fino al febbraio del 2014, il dottor Magistrato ha gestito nel 2012 il servizio di emergenza-urgenza e le operazioni di soccorso in occasione dell'alluvione che ha colpito il comprensorio. Insomma un orvietano che conosce bene Orvieto e tutte le ferite che la storia ha voluto infliggere a questo territorio e che stavolta s'è voluto regalare uno scampolo di pace, serenità, amore, con la sua compagna di vita. Andrà tutto bene, in due, adesso si.

© RIPRODUZIONE RISERVATA