Soldi sporchi, trecentomila euro di fatture false con la ‘ndrangheta: nei guai imprenditore perugino

Soldi sporchi, trecentomila euro di fatture false con la ‘ndrangheta: nei guai imprenditore perugino
di Michele Milletti
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Giovedì 15 Giugno 2023, 07:10
PERUGIA - Nato a Firenze ma perugino d'adozione. Cinquantotto anni e titolare di una società che si occupa di «servizi alla persona». Questo l’identikit di un imprenditore accusato di aver movimentato un giro di fatture false con due personaggi di Reggio Emilia considerati esponenti della ‘ndrangheta in Emilia: Salvatore Muto e Domenico Cordua, entrambi condannati a 16 e 15 anni di reclusione. Un giro quantificato dagli investigatori della guardia di finanza in 343mila euro da cui ne avrebbe ricavati come detrazioni circa 148mila. L’uomo è stato indagato assieme ad altri 76 imprenditori in tutta Italia per milioni di euro. 
In pratica, secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle, ci sarebbe stato un vero e proprio mercato di servizi offerti dalla cosca Grande Aracri alle aziende per evadere le tasse, cioè le fatture per operazioni inesistenti. 
Lo schema delineato è quello di un prezzo per ogni fattura attraverso società cartiere (cioè produttrici di fatture false) che poi sarebbero servite agli imprenditori, tra cui il perugino indagato e nei confronti del quale è scattato un sequestro per 148mila euro, per dimostrare al fisco operazioni inesistenti e recuperare l’Iva. Nel dettaglio, il perugino 58enne si sarebbe servito di almeno quattro società riconducibili direttamente a Muto per ottnere queste fatture false.
L’attività promana direttamente dall’inchiesta ‘’Perseverance’’ che si è conclusa nel 2021 e ha visto nel novembre dell’anno scorso l’emissione di 22 condanne in primo grado per associazione per delinquere di stampo mafioso e reati fine aggravati dal metodo mafioso come estorsione, detenzione di armi e reati finanziari, tutti collegati ad una vorticoso giro di false fatture per 13,4 milioni.
Ad utilizzarle per frodare il fisco sarebbero stati come detto tra il 2019 e il 2021 77 imprenditori titolari di ditte individuali e srl di cui 15 con sede a Reggio Emilia, quattro a Modena, tre a Parma due a Ferrara e altre a Forlì, Lodi, Pisa, Perugia, Torino e Verona. Le somme sottratte all’erario ammontano a circa 3,7 milioni mentre nei confronti di 27 indagati il gip ha disposto il sequestro di 2,5 milioni. I profili di chi utilizzava le false fatture, spiega il colonnello Ivan Bixio, comandante provinciale della Gdf reggiana, «corrisponde a quello tipico degli evasori fiscali, con dichiarazioni dei redditi mancanti o quasi nulle in contraddizione con elementi indicativi di un alto tenore di vita». 
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