Mascherine solidali, il sindaco di Narni ne regala mille alla sorella a Bergamo: «Qui stanno tornando le ceneri dei morti in barattoli che sembrano di marmellata»

Mascherine solidali, il sindaco di Narni ne regala mille alla sorella a Bergamo: «Qui stanno tornando le ceneri dei morti in barattoli che sembrano di marmellata»
di Massimiliano Cinque
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Giovedì 14 Maggio 2020, 08:02

NARNI – Per due mesi c’è stato un clima che sembrava da fine del mondo. «Quei camion militari erano veri, altro che complotto. La strada dove sono passati io la conosco bene, mio marito è amico con dei proprietari di pompe funebri. Gli hanno raccontato che andavano nelle case, mettevano i morti in dei sacchi e poi li riponevano nelle bare. Chiudevano tutto e portavano via. Mio marito l’ho visto piangere pochissime volte, una è stata durante questa epidemia».
È una voce dall’inferno quella di Roberta De Rebotti, la sorella del sindaco di Narni Francesco, che vive  a Bergamo da 20 anni con il marito artigiano, un figlio di 17 anni e una figlia di 20. Lei tifosa della Ternana aveva incontrato il futuro marito durante una partita della squadra rossoverde contro l'Atalanta. I legami con Narni, con l'Umbria e con il fratello non si sono mai allentati. Tanto che da Narni sono partite mille mascherine e tute monouso per Bergamo, grazie anche alle raccolte fondi solidali fatte in città. «Facevo sempre sapere - ci tiene a precisare Francesco - che una parte dei soldi andava per mia sorella e per Bergamo»

«In questi giorni – ci racconta - sono tornate in città le ceneri di tanti bergamaschi che non ci sono più. Stanno dentro dei contenitori che sembrano barattoli di marmellata. Qui da noi è morta una generazione intera. Se n’è andata tanta gente che conoscevo, mia cognata è stata con la febbre alta per settimane, abbiamo visto cose che è difficile raccontare» Roberta si trascina il dubbio che quel maledetto virus l’abbia contagiata a metà marzo. “Ero tornata dalla Spagna e dopo due settimane, il 17, comincio a non sentire più odori e sapori. Lo dico al medico di famiglia e poi chiamo i numeri di emergenza covid. Nessuno mi fa un tampone e non lo fanno né a me, né alla mia famiglia, che però, fortunatamente, non accusa alcun sintomo. Ancora oggi non ho del tutto superato il problema”. Roberta abita esattamente nel cuore dell’epidemia, a soli 5 chilometri da Alzano Lombardo e Nembro. “Quando ho chiesto il tampone mi hanno risposto che non lo facevano nemmeno a chi stava morendo, figurarsi a una che non aveva neppure la febbre”, rivela.

“Ho visto – aggiunge poi - tanta gente morire per colpa del covid e ne ho vista anche giovane, come una donna di 42 anni, perché è vero che la maggior parte dei decessi erano persone anziane ma il virus può colpire chiunque e poi non mi dite che uno a 60-70 anni è anziano”.

Ma Roberta è tormentata da un altro tarlo e lo rivela così: “Diverso tempo prima che scoppiasse l’epidemia c’erano stati molti segnali strani. Febbri violente, polmoniti, decessi di cui eravamo venuti a sapere anche noi cittadini. A pensarci adesso sembra chiaro che il coronavirus fosse già in circolazione ben prima che venisse dichiarata l’emergenza”.

Ma com’è la vita oggi a Bergamo dopo il lockdown e la fase più tremenda fra marzo e aprile? “Insomma - risponde Roberta – la gente ha ricominciato ad uscire di casa, va a passeggio ma sempre con le mascherine. Non è più la Bergamo che conoscevo, la gente è triste ed ha paura. Quando porto la posta vedo i loro sguardi, sento la loro voce, vedo i loro occhi e leggo tanto smarrimento, tanta incertezza. Nessuno sa come sarà il futuro, se questo virus tornerà di nuovo o sarà solo un brutto ricordo. C’è poi da dire in realtà che i dati non sono del tutto rassicuranti. In 24 ore i contagi sono quasi triplicati passando da circa 50 a poco meno di 150 solo a Bergamo. Non siamo tranquilli, la tempesta non è passata”.
Tuttavia, come nel resto d’Italia, si cerca di ricominciare. “Le fabbriche hanno riaperto – dice - noi di Poste Italiane abbiamo sempre lavorato, così come molta altra gente, ma quello che mi preoccupa è che si sta prendendo il problema un po’ troppo alla leggera, forse ci vorrebbero più attenzioni perché quello che è capitato non è del tutto passato e può ritornare”. Intanto Roberta si sente spesso con il fratello che ha il suo bel daffare a Narni “Pochi giorni fa ci ha regalato una partita di mascherine con lo stemma di Narni – rivela Roberta – ci ha fatto molto piacere, è stato un bel gesto di vicinanza e di aiuto anche concreto. Speriamo che si possa tornare presto ad una vita normale”. 

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