Ormai il Consiglio comunale di Terni è in panne da un mese. Ieri una seduta lampo costatata oltre 3mila euro per discutere un solo punto, un vero record. Licenziato il primo atto (pagato a peso d'oro dai contribuenti) è andata in scena una commedia degli equivoci dentro la maggioranza che ha permesso all'opposizione di rimettersi ancora una volta nella condizione di dettare i tempi della politica ternana. E questa volta la maggioranza a fisarmonica non è nemmeno servita perché ha fatto tutta la Lega. Per fare uno sgambetto all'assessore di FdI Orlando Masselli, il Carroccio ha fatto incartare tutta la maggioranza che si è ritrovata a fare il gioco dell'opposizione. Strategie politiche, magari anche strumentali, ma che danno l'idea del clima che si respira dentro la maggioranza se una forza come la Lega ci casca, o ci vuole cascare. I fatti raccontano di una discussione che stava per iniziare sull'impegno politico che la giunta doveva prendersi per fronteggiare il caro bollette, in pratica la pace nel mondo che tutti avrebbero votato, come già fatto d'altronde all'unanimità in Commissione (l'impegno sul caro bollette non la pace nel mondo, sia chiaro). L'assenza in aula dell'assessore Masselli viene presa a pretesto dall'opposizione per sollevare il caso: “la discussione deve proseguire solo se partecipano ai lavori sia il sindaco Latini che l'assessore Masselli”, la trappola piazzata dalla minoranza. Una sfida che la Lega accetta, tanto da votare con l'opposizione la pregiudiziale (tranne Francesco Pocafroza che si astiene), mentre FdI, Fi e Terni civica hanno votato contro. C'è un ma che rappresenta però lo snodo politico del patatrac consumatosi ieri: Masselli non è a Terni e può arrivare solo se esistesse il teletrasporto. Dunque, la pregiudiziale non viene sciolta e la maggioranza non è nelle condizioni di far riprendere i lavori del Consiglio, come prevede il regolamento. L'opposizione gongola per aver mandato in tilt la maggioranza, mentre in casa del centrodestra gli insulti dentro le chat sono proseguiti fino a questa mattina. Il caro bollette può attendere.
La nota della maggioranza
«La seduta di questo pomeriggio del consiglio comunale - dichiarano in una nota i gruppi consigliari di Fdi, Fi e Terni Civica - è stata sciolta per il comportamento pretestuoso delle minoranze che in modo strumentale e ostruzionistico hanno fatto di tutto per annullare la seduta odierna. Una convocazione rilevante che doveva trattare un tema di strettissima attualità e particolarmente a cuore alle associazioni e società sportive: il caro bollette che sta colpendo i gestori degli impianti sportivi comunali e conseguentemente le famiglie. Le opposizioni, invece di esaminare ed approvare gli atti di indirizzo che cercano di individuare possibili soluzioni per ovviare a un problema così rilevante, hanno richiesto la sospensione della seduta per audire nuovamente sul tema il sindaco e l’assessore al bilancio Masselli.
La nota dell'opposizione
«Abbiamo compreso che la crisi energetica del secolo e il problema del caro bollette che stanno colpendo famiglie ed imprese non appartengono all’agenda politica dell’assessore Masselli che oggi ha disertato il consiglio comunale dove avremmo trattato all’ordine del giorno proprio un punto su tale emergenza", dichiarano in una nota i gruppi del Movimento Cinque Stelle, Senso Civico, Pd e ed Emanuele Fiorini del misto. Un atteggiamento speculare a quello del governo nazionale presieduto da Giorgia Meloni che ha varato l’ennesimo provvedimento economico sulla falsa scia dei provvedimenti presi dal governo precedente. Un atteggiamento deprecabile e ancora più grave se si considera che da circa sei mesi il sindaco e la giunta avevano ricevuto pieno mandato per sostenere la battaglia per i canoni idroelettrici sui tavoli della Regione Umbria dove si sta disponendo una legge che rischia di vedere la maggiorparte delle nostre risorse perse nel bilancio generale dell’ente governato dalla presidente Tesei. Ricordiamo che i soldi derivanti lo sfruttamento idroelettrico della Cascata della Marmore, un bene pubblico e non delocalizzabile, ad oggi servono solo per portare ricchezza alla multinazionale di turno senza ricadute proporzionate per il territorio, considerando che tali soldi vengono introitati a discapito della nostra filiera turistica. Ciò nonostante oltre ai canoni idroelettrici il DL 135/2018 prevede che le Regioni possano disporre nella propria legge l’obbligo per i concessionari privati di fornire annualmente e gratuitamente 220 kWh per ogni kW di potenza nominale media di concessione. Soldi ed energia che con due anni di ritardo per colpa del lassismo dell'amministrazione comunale e regionale continuano a non arrivare».