Perugia, insulti agli specializzandi: bufera sulla Scuola di Neurologia. Gli audio contro la direttrice. Avviata indagine interna

Perugia, insulti agli specializzandi: bufera sulla Scuola di Neurologia. Gli audio contro la direttrice. Avviata indagine interna
di Egle Priolo
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Sabato 29 Ottobre 2022, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 16:40

PERUGIA - Sette minuti e trentacinque secondi di urla, insulti e minacce. Sette minuti e trentacinque che gettano irrimediabilmente un'ombra su una carriera accademica di livello internazionale. Sette minuti e trentacinque che ieri in pochissimo tempo hanno fatto il giro della città. Sono quelli pubblicati sul proprio sito e sui canali social dall'Als, l'Associazione liberi specializzandi, che accusa la direttrice della Scuola di neurologia di Perugia, Lucilla Parnetti, di un «comportamento disumano e illegale» nei confronti dei medici specializzandi durante le lunghe ore in corsia. Ore lunghissime se, come denunciano, in un mese ne sarebbero state fatte addirittura 340, ben più di 10 al giorno, festivi compresi.

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Ma oltre agli orari considerati eccessivi, l'Als – nel lungo esposto inviato giovedì al rettore dell'Università degli studi, al direttore generale dell'Azienda ospedaliera, all'Ispettorato del lavoro e alla procura generale – sottolinea soprattutto gli insulti subiti dagli specializzandi. Quei sette minuti e trentacinque secondi di audio, tagliato e montato da oltre venti ore di registrazioni in ospedale, riportano infatti la voce attribuita alla professoressa che incalza i giovani medici: «Siete mediocri, mediocri. Venite qui a fare finta, vi mettete il camice e a fare i camerieri», «Te deficiente mi hai offeso personalmente e su questa cosa ne avrai segno all'esame», «Ieri mi hai fatto imbestialire, sono uscita per non menarti». E ancora, quel «Ci sarebbe stato da sparargli» riferito a uno specializzando o «Vieni a pulire i pavimenti? I vetri? Che vieni a fare. Prendi uno straccio e pulisci la corsia così sai quello che hai fatto», «Vi faccio ripetere l'anno, siete quattro deficienti», «Io vi segnalo, vi faccio ripetere un mese di specializzazione». Il tutto condito da insulti, ad ascoltare l'audio, effettivamente non consoni al linguaggio da adottare in un percorso di formazione.
Eppure, a guardare la carriera della professoressa, una delle Top italian scientist, accademica di lungo corso e dal “medagliere” didattico tra i migliori e apprezzati, si capisce lo sconcerto di chi la conosce da anni. Modi certamente rustici, senza dubbio fuori luogo, gravi in qualsiasi ambito e a maggior ragione in un percorso formativo, ma dove si ferma la critica e iniziano i maltrattamenti o l'abuso dei mezzi di correzione? Definizione, l'ultima, solo mutuata dal codice penale, ma non intesa assolutamente come contestazione, anche perché al momento – nonostante la denuncia sia finita anche sul tavolo del procuratore capo Raffaele Cantone – non risulta alcun fascicolo aperto a carico della professoressa.
Al momento, infatti, eventuali ricadute, oltre che personali, potranno essere solo di natura disciplinare. E solo se le accuse mosse dall'associazione di specializzandi verranno dimostrate dalle verifiche interne disposte dalle direzioni del Dipartimento di Medicina e chirurgia dell'Università degli studi e dell'Azienda ospedaliera di Perugia: accertamenti «tempestivamente attivati» e «volti alla verifica puntuale dei fatti contestati, per quanto di rispettiva competenza», come annunciato dal direttore di dipartimento Vincenzo Nicola Talesa e dal dg del Santa Maria della misericordia Giuseppe De Filippis.
Di certo, la direttrice Parnetti viene raccontata come una stacanovista, capace di entrare al lavoro alle sei del mattino e uscire alle dieci di sera, abituata a pretendere molto da sé - per raggiungere i risultati ottenuti in quarant'anni di carriera - e quindi dagli altri, soprattutto se giovani da formare e far crescere.

Ma altrettanto certamente va stigmatizzata «l'antologia di insulti», così come definita da Massimo Minerva, il presidente dell'Als a cui si sono rivolti gli specializzandi dopo qualche timida, si racconta, segnalazione ai responsabili dell'ospedale. «Ci auguriamo – conclude Minerva nell'esposto inviato via mail - che le Autorità in indirizzo attuino provvedimenti per impedire tali incresciose situazioni. Confidiamo in una accurata valutazione di questa denuncia e di una opportuna presa in carico, da parte di tutte le Autorità in indirizzo, ognuna per le specifiche competenze, di tali riprovevoli comportamenti». Intanto la professoressa Parnetti ha scelto al momento di restare in silenzio e di non rispondere ai tentativi di ottenere una sua versione dei fatti. Un silenzio dopo tante parole.

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