In un anno sparite 4mila imprese. Dal 2009 per la prima volta le chiusure superano le iscrizioni di 139 unità

I dati di Movimprese. Mencaroni: «Peggio dell'Umbria solo il Molise, ma crescono le società di capitale»

In un anno sparite 4mila imprese. Dal 2009 per la prima volta le chiusure superano le iscrizioni di 139 unità
di Fabio Nucci
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Martedì 23 Gennaio 2024, 09:08

Oltre quattromila imprese sparite in un anno. Per la prima volta dal 2009, le chiusure superano le iscrizioni con 139 realtà mai rimpiazzate. I dati Movimprese, diffusi dalla Camera di commercio dell’Umbria, descrivono una dinamica negativa soprattutto in provincia di Perugia dove il gap sale a 174. “Il tessuto imprenditoriale umbro, specie nel perugino e specie nei settori tradizionali, si sta riassestando”, ha commentato il presidente dell’ente camerale umbro, Giorgio Mencaroni. Continua a crescere, invece, l’incidenza delle società di capitali, segno che c’è una maggior propensione a strutturare la propria attività e a crescere a livello dimensionale.
I dati estratti dal Registro delle imprese della Camera di commercio dell’Umbria indicano per il 2023 la nascita di 3.975 nuove aziende, il dato più basso dal 2009, secondo l’orizzonte temporale proposto dal sistema Movimprese. Rispetto al 2022, inoltre, c’è stata una flessione del 2,5%. Di contro, ci sono state 4.114 chiusure, il dato più alto dal 2019 (4.587), per un saldo negativo pari a 139. “Il fatto che il saldo iscrizioni-cessazioni delle aziende presenti nel Registro imprese della Camera di Commercio dell’Umbria sia andato in negativo – spiega Mencaroni - deriva essenzialmente da un incremento delle cessazioni che erano in calo dal 2017, con l’eccezione del 2022”. Ma sono lontani i tempi in cui si registravano saldi positivi superiori a 500 e addirittura oltre mille come accaduto nel 2010. “In termini percentuali il calo umbro delle imprese nel 2023, rispetto al 2022 – spiegano dalla Camera di commercio - è dello 0,15%, secondo peggior risultato d’Italia (peggio fa il Molise -0,55%), mentre le altre regioni che presentano un saldo iscrizioni-cessazioni negativo, benché leggerissimo, sono Marche (-0,07%) e Liguria (-0,02%)”. Tutte le altre regioni registrano invece un saldo positivo.
Il trend negativo delle nuove imprese è dovuto in particolare alla flessione che si è registrata in provincia di Perugia dove le iscrizioni sono scese a 2.957 (-1,4%, erano state 2mila 999 nel 2022) mentre le cancellazioni sono cresciute a 3mila 131 (+8,7%, rispetto alle 2.870 nel 2022), per un saldo negativo pari a 174 (+129 nel 2022). A velocità diversa, la provincia di Terni, territorio nel quale le iscrizioni sono scese da 1.078 a 1.018 (-5,5% rispetto all’anno precedente) e le cessazioni sono invece scese da 1.007 a 983 (-2,4%), per un saldo positivo pari a 35. “Un aumento delle cessazioni concentrato in provincia di Perugia – aggiunge Mencaroni - fa pensare a un riassetto del tessuto imprenditoriale perugino con la chiusura di un certo numero di attività marginali, soprattutto nei settori tradizionali”. Un fenomeno cui si era assistito nel 2022 in provincia di Terni, con 1.007 cessazioni, dalle 893 del 2021, mentre quest’anno sono scese a 983. “Questo per dire che la flessione nel 2023 di 139 imprese in Umbria, calo che non si registrava dal 2009, potrebbe essere recuperato nel 2024”, spiega il presidente della Camera di commercio dell’Umbria. “C’è anche da considerare che il tessuto imprenditoriale continua comunque nel suo rafforzamento a livello strutturale con la crescita delle società di capitale”. Nel 2023, infatti, nella regione si rafforza la presenza di società di capitali che rispetto all’anno precedente sono cresciute dell’1,85%, dato comunque inferiore alla media nazionale (+3,1%). Continua invece a scendere la presenza delle società di persone (-1,46%), delle ditte individuali (-0,33%) e delle “altre forme” (-0,33%).
A livello nazionale, oltre il 70% delle imprese nate nel 2023 è concentrato nei settori costruzioni, turismo e attività professionali. Il comparto più dinamico è quello edile che, nonostante l’incertezza sui bonus, a fine anno ha visto una crescita del numero delle aziende dell’1,62%. Tra le attività professionali, invece, si è assistito a un’impennata di nuove iscrizioni nella consulenza aziendale e amministrativo-gestionale. Anno positivo anche per il segmento vacanza, col 5,13% di attività ricettive e lo 0,8% di bar e ristoranti in più. Anche le attività immobiliari hanno visto proliferare le nuove attività, salite dell’1,72%.
Dall’altra parte, sembra ridimensionarsi la platea di imprese nei settori più tradizionali, a partire dal commercio la cui consistenza è scesa dello 0,6%, con la selezione che ha riguardato soprattutto il dettaglio.

In calo anche le imprese nell’agricoltura (-1,05%) e nella manifattura (-0,56%): trend, quest’ultimo, che tocca tutti comparti con la sola eccezione delle imprese di riparazione, manutenzione e installazione di macchine ed apparecchiature, accompagnata da una sostanziale stabilità delle industrie di cantieristica navale, aerospaziale e ferro-tramviaria, delle bevande.

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