Gubbio, il borgo di Vignoli tra crolli e disagi con dieci famiglie che resistono

I residenti chiedono attenzione e interventi. Il giallo dei soldi stanziati e poi ritirati. Contenzioso aperto con il Comune

Il crollo della casa disabitata nella frazione eugubina di Vignoli
di Massimo Boccucci
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Martedì 9 Aprile 2024, 08:31

GUBBIO - C’è un borgo dove vivono dieci famiglie che resistono a tutto, dalle frane ai crolli di vecchie case disabitate in qualche situazione da oltre quarant’anni. Nella frazione dimenticata di Vignoli non molla nessuno. Guai a chiedergli di traslocare, mentre invocano attenzioni e chiedono interventi concreti risolutivi stando in balia degli eventi e pure dei crolli di fabbricati diroccati che tengono continuamente in apprensione. Il crollo sotto Pasqua di una casa, lasciata incustodita dagli anni ’80, sta facendo scalpore anche perché il boato s’è sentito forte e ha fortemente preoccupato quanti l’hanno sentito. Si è temuto il peggio. Per fortuna non ci sono state conseguenze, poiché al momento del cedimento improvviso nessuno passava e l’intervento dei vigili del fuoco e della polizia locale è servito per prendere atto della situazione e transennare l’area. Si è provveduto a mettere in sicurezza la restante parte della casa rimasta ancora in piedi e soprattutto la strada che risale.

ZONA ROSSA

Quell’abitazione diroccata non si trova all’interno dell’area perimetrata dopo la frana più consistente che risale al 2013 e ha inizialmente interessato le prime case di Vignoli, fino ai dintorni del ponticello, e che nel 2018 ha visto una nuova delimitazione. Nella decina di famiglie ci sono prevalentemente anziani e qualche giovane. Nel periodo estivo la zona si rianima per la presenza di chi torna da fuori Gubbio possedendo un’abitazione. Vignoli è da anni una frazione problematica, dai primi movimenti franosi a monte della frazione nei primi anni ’80 sino alla frana del 2013 all’ingresso del centro abitato salendo da Torre Calzolari.

Si è aperto un contenzioso legale tra una famiglia e il Comune sull’ordinanza di sgombero, e c’è anche un esposto inoltrato alla Procura della Repubblica di Perugia invitata a fare chiarezza sulla vicenda che coinvolge il Comune e la Regione sui finanziamenti inizialmente stanziati. A nulla sono serviti gli insistenti appelli da parte di chi ha deciso di restare in quella zona e chiede un intervento risolutivo, ricordando i fondi mai spesi. Su un terreno potenzialmente franoso insistono al momento sette abitazioni, di cui due sono state già abbattute e altre due hanno l’ordinanza di sgombero che viene aspramente contestata dai residenti. La situazione è ormai sfuggita di mano per la progressiva incuria e l’otturazione dei canali di scolo delle acque piovane. L’acqua è infiltrata nel terreno espandendosi e creando quindi situazioni di pericolo, tenuto conto che sono presenti anche delle falde, e ha causato lo smottamento del 2013.

I SOLDI

«C’erano 3.660.190 euro stanziati dalla Regione nel 2021 - ha rivelato uno dei residenti, Mauro Monacelli, già presidente del Comitato territoriale dell’area est – ma ritenendo che non avrebbero risolto, hanno previsto solo 520mila euro per consentire ai privati di acquisire terreni altrove, dove costruire le case, sebbene il Comune avesse delle aree proprie. Ci hanno poi indotto a ricorrere al 110 per cento, come unica soluzione possibile. Il Comune ci ha lasciati soli e negli anni il borgo si è spopolato».

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