Foligno, palude di Colfiorito nella morsa del ghiaccio, animali selvatici senza cibo

Foligno, palude di Colfiorito nella morsa del ghiaccio, animali selvatici senza cibo
di Giovanni Camirri
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Martedì 15 Gennaio 2019, 16:16
FOLIGNO - Palude di Colfiorito uno “stupendo” spettacolo. Ma c’è un risvolto, non proprio positivo, della medaglia. Il freddo polare di questi giorni, infatti, ha scatenato una serie di reazioni, soprattutto fotografiche, con tante persone che hanno raggiunto l’area umida di Colfiorito per scattare fotografie della palude gelata. E fin qui il turismo dello scatto ha detto e dice la sua. Ma c’è l’aspetto legato all’avifauna che vive da sempre sugli altipiani plestini che sta segnalando diverse problematiche. A spiegare cosa sta accadendo è Alfiero Pepponi presidente di Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) Umbria. “Mi rendo perfettamente conto – dice Pepponi - che si tratta di un problema culturale perfettamente in linea con i tempi che stiamo vivendo e chi non conosce o non si rende conto delle emergenze in corso non può certo farsene carico. Sarò solamente una voce fuori dal coro che dirà, o meglio accennerà, quello che sta accadendo sotto i nostri occhi con la speranza che qualcuno si “incuriosisca” e rifletta (in particolare gli amministratori ed i responsabili). Quello che vi appare come uno “stupendo panorama” sotto il ghiaccio in verità è una situazione tra le più problematiche che sta mettendo a seria prova tutto l'ecosistema degli altipiani plestini, in particolare modo la fauna che si trova nel dover risolvere due grandi problemi allo stesso tempo: la sopravvivenza alle basse temperature e l'impossibilità di alimentarsi adeguatamente, con il tragico risultato che tra gli individui che non hanno abbandonato l'area c'è un altissimo tasso di mortalità”.  “Pensate solamente agli ardeidi (aironi) – prosegue Pepponi - che non possono catturare il pesce intrappolato sotto uno strato di ghiaccio ed in particolare al Tarabuso, che a differenza degli aironi cenerini, non ha lasciato il canneto della palude od ai piccoli passeriformi non migratori (pettirossi, cardellini , codirossi spazzacamino e tanti altri) che non trovano più semi a loro disposizione. Per non essere solo negativo voglio incuriosire con una delle note positive che riesco a trovare in questa tristissima situazione ed esempio altresì di quello che sta avvenendo in natura: il caso del Basettino piccolo passeriforme che da una alimentazione prettamente da insettivoro modifica istologicamente il proprio apparato digerente diventando granivoro e riuscendo così ad alimentarsi dei semi prodotti dalle inflorescenze della cannuccia palustre ed a sopravvivere – conclude il presidente di Lipu - nella stagione più fredda”.
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