Da Todi a Tel Aviv, il racconto di Fortunato: «Dal 7 ottobre è cambiato tutto, ma ci sentiamo protetti»

Nel 1994 ha lasciato l'Umbria. Ha aperto un'impresa e adesso ha un figlio militare e la figlia è pronta ad arruolarsi

Fortunato con la famiglia a Tel Aviv
di Luigi Foglietti
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Venerdì 3 Novembre 2023, 09:24

Nel 1994 Fortunato era un giovane di Todi che si stava avviando al mondo del lavoro. Cercò la sua strada in Israele, scelse Tel Aviv dove si è fermato e dove ha conosciuto la moglie Jacky che nel tempo gli ha dato due figli Daniel e Romi. Ora lui ha una grande azienda di import export mentre la moglie dirige un grande negozio di abbigliamento. Come si vive oggi a Tel Aviv?

«Benissimo, è una città super attiva dove si vive una vita tranquilla, di alta qualità, quando non c’è la guerra». Difficoltà di inserimento nel costume, nella mentalità e nel sistema israeliano?

«E’ stato molto semplice perché come popolazione è molto simile a tutte le altre che si affacciano sul Mediterraneo».

Nostalgia di Todi e dell’Italia?

«Sto benissimo qui con la mia famiglia e pur avendo tanti amici e una parte della famiglia rimasta a Todi non soffro di nostalgia in quanto torno spesso a casa».

I figli cosa fanno?

«Daniel attualmente è ufficiale dell’esercito israeliano con il grado di tenente e visto che è uscito dall’accademia potrebbe proseguire nella carriera. Anche Romi si arruolerà tra una decina di giorni, dopo essere uscita dal liceo da tre mesi è in attesa della chiamata, che qui è obbligatorio, con l’idea di fare la stessa strada del fratello».

Come è regolata la vita militare lì?

«Tre anni di ferma obbligatoria per i maschi due per le femmine».

Prospettive?

«All’esercito di Israele è riconosciuta internazionalmente un sistema formativo al top tanto che ci sono aziende in tutto il mondo alla ricerca di ex ufficiali ai quali affidare ruoli importanti come ad esempio la gestione del personale». In questo momento come si vive, come state?

«Naturalmente dopo il 7 di ottobre se dividiamo il territorio nazionale in fasce dobbiamo dire che al nord verso il Libano Siria eccetera è di tensione come al sud sul confine con la Striscia di Gaza».

E a Tel Aviv cosa succede?

«Si cerca di vivere normalmente stando sempre con le orecchie tese per gli allarmi, comunque ci sentiamo protetti dallo “scudo di ferro” come nel resto del territorio nazionale».

Ora Daniel vive in caserma, poi toccherà a Romi, che ne pensa?

«Ovviamente, da genitore, un po’ di preoccupazione l’avverto, ma mi dà tranquillità l’atteggiamento di Daniel che è molto sicuro e motivato ed è impegnato a difendere la sua nazione e il suo popolo dai terroristi».

Speranze?

«Una sola, che la guerra termini al più presto e che i nostri ragazzi possano tornare a casa sani e salvi».

Daniel come vive da militare questa situazione?

«La situazione è complicata: vista dalla parte dell’ufficiale son pronto ad eseguire qualsiasi ordine mi venga dato, vista da quella del borghese sono consapevole che devo trasmettere tranquillità e sicurezza alla famiglia e a quanti mi sono vicini, nella consapevolezza che questa per noi non è la prima guerra e non sarà l’ultima, quindi dobbiamo vivere senza paura perché con la paura non si va da nessuna parte.

La vita militare mi ha attaccato molto alla patria e so che quando terminerà tutto ciò, continuerò a dare il mio contributo al mio Paese in ogni modo».

Daniel tutti ci auguriamo che questa guerra finisca subito, dopo che intende fare?

«Durante il mio servizio ho imparato tante cose sia dai superiori che dai subalterni, ho imparato a comandare altri militari e a dirigere un gruppo di lavoro, soprattutto ho imparato a tirar fuori da ognuno il suo meglio, io stesso ho iniziato il mio servizio militare che ero un ragazzo e oggi mi sento un uomo, quindi quando terminerò questi quattro anni mi guarderò intorno per cogliere il meglio che si prospetterà».

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