«Così ho superato me stesso» il racconto dell'unico atleta dell'Umbria che ha affrontato e concluso la “100 miglia del Bernina”

Simone Andreani
di Giovanni Camirri
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Giovedì 22 Luglio 2021, 14:54

FOLIGNO - Unico umbro in gara, il più giovane tra i partecipanti, e uno dei 46 che su 56 atleti alla partenza ha completato un’impresa che ha davvero del super umano. Perché Simone Andreani, 30 anni da Tuoro Sul Trasimeno, atleta della società di Foligno Molon Labe che opera nel campo delle discipline Ocr, Spartan, Trail e Ultra Trail, è stato protagonista di una prova sportiva riservata ad un numero di atleti così ristretto da renderli ultra umani se si considera distanza percorsa, condizioni climatiche segnate da ghiaccio, vento pioggia. Tutto s’è svolto il 15 lug,lio scorso e l’occasione di questa prova estrema è la 100 Miglia del Bernina. Si tratta di una Ultra Trail di 160 chilometro e 12.000 metri di dislivello positivo sulle suggestive e durissime Alpi Lombarde. Andreani alle 11 del 15 da Sondrio ed è arrivato alle 5 di sabato 17, dopo 42 ore e 3 minuti a Caspoggio. “La gara è tra le più impegnative nel panorama Europeo – spiegano da Molon Labe - , e il nostro atleta è riuscito a svolgere l’impresa grazie alla sua forza interiore e mentale e al preparatore del settore Trail della nostra associazione , ovvero Donatello Rota”.

IL RACCONTO

“Sono partito – dice Simone Andreani - insieme ad altri 55 atleti da piazza Garibaldi di Sondrio per la 100 Miglia del Bernina.

Si può dire che la corsa fosse divisa in due parti. Nella prima di circa 70 chilometri abbiamo affrontato salite lunghissime e discese nel sottobosco. Durante la prima notte c'è stato anche un passaggio in cresta con poi discesa a picco verso Torre Santa Maria, dove era stata preparata la prima base vita. Qui ho avuto modo di cambiarmi, riposarmi e mangiare qualcosa di più sostanzioso dopo le tante barrette e gel che mi ero portato dentro al mio zaino. Alle 4 della notte ho lasciato la base vita ed è cominciata la seconda parte. Novanta ancora più duri, con passaggi su rocce, nevai, tante ore sopra i 2000 metri. Venerdì, durante il secondo pomeriggio di viaggio, ho affrontato una crisi fisica e mentale che mi ha letteralmente svuotato di tutte le energie, causata da delle dolorose vesciche ai talloni per colpa di un paio di scarpe sbagliate e di dolori agli alluci causati da delle botte ai sassi che affioravano sul sentiero. Dopo aver superato le dighe ed essermi rifocillato nell'ultimo rifugio sul tracciato, alle ore 5 di Sabato 17, dopo 42 ore e 3 minuti, concludevo la mia avventura nel piccolo paese di Caspoggio. Fisicamente distrutto, ma immensamente felice per essere riuscito in una impresa fuori dalla mia portata, per me che vivo sulle colline umbre e ho dovuto affrontare la forza e la durezza di montagne imponenti e selvagge”.

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