«Duchini, corruzione per 100mila euro». L'ex procuratore aggiunto si difende: «Mai ricevuto soldi»

Antonella Duchini
di Luca Benedetti
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Venerdì 28 Dicembre 2018, 20:13
PERUGIA - L’inchiesta più rumorosa alza ancora il tono del volume e rischia di far andare fuori di decibel. Perché la vicenda che vede indagata (accuse tutte da dimostrare) l’ex aggiunto della Procura perugina, Antonella Duchini, infila altre ipotesi di reato a carico del magistrato ora trasferito in Corte d’Appello ad Ancona.
I sostituti procuratori di Firenze, Luca Turco e Leopoldo De Gregorio, aggiungono altre accuse. A quelle di rivelazione di segreto d’ufficio e abuso d’ufficio si sommano quelle di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e peculato. In relazione alle nuove contestazioni Antonella Duchini (difesa da Nicola Di Mario e Michele Nannarone) aveva ricevuto due avvisi a comparire, ma non si sarebbe presentata per gli interrogatori, che erano stati fissati per la viglia di Natale al sesto piano della Procura fiorentina.

Per quanto riguarda i reati di corruzione Antonella Duchini avrebbe chiesto l’archiviazione di un procedimento a carico di un imprenditore (Valentino Rizzuto) dopo il pagamento da parte di quest’ultimo di somme di denaro per un totale di 108 mila euro, oltre a quelle che i magistrati definiscono altre utilità: «pagamento di costosi viaggi all’estero». Il denaro sarebbe stato consegnato all’ex carabiniere del Ros Orazio Gisabella, all’epoca dei fatti legato sentimentalmente alla Duchini, e che risulta indagato nell’inchiesta fiorentina. Per l’accusa, Antonella Duchini si sarebbe adoperata per favorire la richiesta di archiviazione di un’inchiesta della procura di Roma per bancarotta fraudolenta a carico dell’imprenditore, anche lui finito nel registro degli indagati a Firenze. In particolare per la Procura fiorentina, il magistrato avrebbe compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio: «nell’aver facilitato la favorevole definizione, per il Rizzuto, nel procedimento penale...pendente presso la Procura della Repubblica di Roma per il reato di bancarotta fraudolenta (bancarotta Procogen), avendo concordato con il predetto Rizzuto e con il suo difensore avv. Gigliotti Pietro (già indagato, ndr) la predisposizione di una memoria da parte del coindagato Pavesi Paolo; memoria redatta da Rizzuto e Gigliotti, favorevole al Rizzuto, depositata dal pavesi all’esito di interrogatorio (appositamente concordato con Gigliotti e Rizzuto) nel procedimento a carico del predetto Pavesi su querela di Rizzuto, assegnato a lei stessa, avente ad oggetto condotte niente affatto concernenti alla società fallita; essendosi presentato Pavesi all’interrogatorio assistito da difensore incaricato da Gigliotti (difensore del querelante Rizzuto); memoria trasmessa in copia al pubblico ministero di Roma titolare del predetto procedimento, che successivamente procedeva a richiedere l’archiviazione del procedimento limitatamente alla posizione del Rizzuto».

Le accuse di peculato e falsità ideologica sono riferite, invece, a somme di denaro che sarebbero state liquidate dal magistrato a quattro consulenti della Procura di Perugia incaricati di trascrivere verbali di interrogatorio, per un totale di oltre 400 mila euro (216mila euro l’importo più elevato, 19mila il più basso), che sarebbero state, almeno in parte, successivamente consegnate da questi ultimi all’ex carabiniere Gisabella. Ci sarebbero anche «firme apocrife» dei consulenti.

LA DIFESA
Antonella Duchini «non ha mai ricevuto da alcuno, in oltre 37 anni di irreprensibile attività professionale, vantaggi in danaro e o utilità economiche di qualunque genere, avendo svolto la sua funzione giudiziaria nel rigoroso rispetto delle norme di legge garantendo, sempre e nei riguardi di tutti, imparzialità e neutralità»: lo sottolineano i suoi difensori, gli avvocati Nicola Di Mario e Michele Nannarone.

Secondo i legali «dalla disamina delle imputazioni emerge che Duchini non ha mai percepito benefici patrimoniali e o materiali collegati, direttamente o indirettamente, ad attività d'Ufficio delle quali era titolare». «È doveroso puntualizzare - aggiungono - che la ipotizzata corruzione in atti giudiziari riguarderebbe una richiesta di archiviazione (risalente al 2010) avanzata a fronte di una notizia di reato rivelatasi, a conclusione di scrupolose attività di riscontro, priva di fondatezza. Tanto che il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Perugia, condividendo integralmente la valutazione operata dalla dottoressa Duchini, ha archiviato il procedimento con ampia e diffusa motivazione. Peraltro la nostra assistita non conosceva l'indagato (se non per averlo interrogato) né sapeva o poteva supporre che il medesimo fosse in rapporti con altri soggetti. La contestazione di peculato non presenta alcuna congruità sul piano giuridico e circostanziale. La dottoressa Duchini si è limitata ad operare liquidazioni di competenze maturate da ausiliari del suo ufficio per attività di trascrizione che i medesimi avevano realmente svolto. Anche in questo caso ignorava né poteva immaginare che tra i medesimi ed
altri soggetti intercorressero, in ipotesi, rapporti a lei estranei».
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