Il rapporto della Banca d'Italia: «Crisi senza precedenti». Export in calo del 14,6% e il Pil a fine anno varrà l'11% in meno

Il rapporto della Banca d'Italia: «Crisi senza precedenti». Export in calo del 14,6% e il Pil a fine anno varrà l'11% in meno
di Fabio Nucci
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Venerdì 13 Novembre 2020, 09:05

PERUGIA- Pesano gli indicatori che raccontano di un’estate troppo breve per consentire a industria, turismo e costruzioni di poter recuperare il terreno perso in primavera. Ma ancor di più pesano le incognite di un futuro condizionato dall’emergenza sanitaria e dall’incertezza. È un quadro dalle tinte fosche quello offerto dall’aggiornamento congiunturale Bankitalia per l’economia regionale nel quale si stima a fine anno un calo del Pil dell’11%. «Il Covid, uno shock macroeconomico eccezionale di durata incerta», osserva Miriam Sartini, direzione filiale di Perugia della Banca d’Italia. «Per l’Umbria, la contrazione è stata più marcata».
Soffrono le imprese, sono in difficoltà le famiglie e ci sono persone, specie under 30, che non solo non hanno un lavoro, ma hanno smesso di cercarlo. “Nei primi sei mesi del 2020 le forze di lavoro sono diminuite del 3%”, si legge nel Rapporto. “Al calo degli occupati si è associata la caduta del numero di persone in cerca di lavoro (-18,3 per cento), da cui è derivata una sensibile diminuzione del tasso di disoccupazione, dal 9,5 all’8%”. Sulla base di un’elaborazione del Nucleo ricerca economica, su dati Google Trends, l’aumento delle ricerche di lavoro in rete registrato in estate potrebbe preludere al recupero di parte dei cosiddetti “scoraggiati”. In generale, il mercato del lavoro non è crollato per le misure compensative, dal blocco dei licenziamenti agli ammortizzatori sociali, ragion per cui l’occupazione si è ridotta dell’1,4%.
Le difficoltà occupazionali sono specchio di un’economia regionale che a fine anno rischia di lasciare per strada l’11% del Pil (stima Svimez). «C’è stato un recupero in estate – aggiunge Sartini - con un 16,1% maturato nel terzo trimestre rispetto al precedente, superiore alle attese, trainato dal recupero dell’industria. L’evoluzione dell’attività produttiva è tuttavia condizionata dalla recrudescenza dei contagi, dalle ripercussioni delle misure di contenimento e dai comportamenti di imprese e famiglie. E questo condiziona anche le previsioni macroeconomiche». Ne consegue che un po’ tutti i settori sono stati colpiti, eccetto l’alimentare, con le aspettative delle imprese gravate da grande incertezza. L’indagine Bankitalia, effettuata a settembre, rivela come il settore più colpito sia stato quello dei servizi, con effetti pesanti su alloggio, ristorazione e commercio non alimentare. “Nei primi nove mesi dell’anno quasi otto aziende su dieci hanno registrato un calo del fatturato”. Cede anche l’export (-14,6%) che cresce solo per prodotti chimico-farmaceutici e cartari. Il clima di incertezza condiziona gli investimenti, rivisti quasi sempre al ribasso e anche l’edilizia, che pure guarda con fiducia agli effetti del Superbonus, è uscita ridimensionata dalla Covid-crisi. Il turismo, come osserva Giorgio Mencaroni, presidente di Confcommercio, può dirsi tornato in lockdown e con esso le imprese del settore. «Al 20 giugno arrivi e presenze risultavano dimezzate – spiega Simone Santori, Nucleo ricerca economica – azzerate da marzo a giugno. In estate c’è stato un recupero grazie alle famiglie italiane che ad agosto hanno consentito un recupero di presenze del 32% rispetto al 2019».
L’assenza o quasi di investimenti non ha precluso la ripresa del credito alle imprese, sostenuto dalle misure di sostegno che si sono tradotte in 18mila richieste al Fondo di garanzia.

Così, le nuove erogazioni, a settembre, sono salite del 3,3%. «Ne hanno beneficiato soprattutto manifattura e piccole imprese», spiega la ricercatrice Lucia Lucci. Quanto alle famiglie, frena il credito al consumo, si ferma la crescita dei mutui casa: due indicatori che spiegano la condizione di attesa e incertezza anche dei nuclei familiari. «I depositi bancari hanno accelerato del 10,1% a settembre (9,1 in Italia) specie quelli delle famiglie sui quali ha gravato il lockdown ma anche il risparmio precauzionale. E questo vale anche per chi non ha avuto ripercussioni», spiega Sartini. «Questa è una crisi senza precedenti perché generata da un’emergenza sanitaria che ha creato un forte calo della domanda sia in termini di consumi che di investimenti che, col risparmio in crescita, rischia di creare un circolo vizioso». Dal quale sarà sempre più dura riemergere.

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