Concorsopoli, due sindaci e un prefetto per Bocci. La Procura punta su cene e amicizie

Gianpiero Bocci e l'avvocato David Brunelli
di Egle Priolo
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Mercoledì 27 Settembre 2023, 06:30

PERUGIA - Due sindaci, un poliziotto e un prefetto. Chiamati per sostenere la difesa di Gianpiero Bocci, l'ex sottosegretario al ministero dell'Interno imputato nel processo Concorsopoli sui presunti concorsi pilotati in sanità. L'inchiesta per cui lo stesso Bocci venne arrestato in quel drammatico aprile 2019 in seguito alle indagini della guardia di finanza che hanno decapitato la sanità e la politica targata Pd, di cui lui fu anche segretario regionale. E lo studio Brunelli – che assiste Bocci con gli avvocati Chiara Peparello e David Brunelli – ieri nell'aula del Capitini davanti al collegio presieduto da Marco Verola ha portato appunto, tra gli altri, chi potesse testimoniare su favori mai chiesti e rapporti solo istituzionali contro la ricostruzione dei pm Mario Formisano e Paolo Abbritti che invece parlano di falso, abuso e rivelazione di segreti d'ufficio.

E l'udienza è stata una lunga partita a ping pong: domande serrate sui rapporti tra Bocci e altri coimputati e risposte secche tra no, non ricordo, assolutamente no. Con la procura tesa a rinverdire ricordi con la sveglia delle intercettazioni. E se il giorno prima, la partita tra difesa e via Fiorenzo Di Lorenzo si è giocata sul terreno della non amicizia tra Bocci e l'ex presidente Catiuscia Marini – a minare quindi l'ipotesi di associazione per delinquere, l'accusa più grave e pesante – ieri il campo di gioco ha visto al centro i rapporti con Moreno Conti ed Elisabetta Ceccarelli. Il primo «collaboratore politico di Bocci» e con interessi su una candidata per il capo di imputazione, la seconda ex assessore comunale di Corciano e partecipante a una delle selezioni finite nell'inchiesta.
E Brunelli ha chiamato sul banco dei testimoni Cristian Betti e Lorenzo Pierotti, gli ultimi due sindaci di Corciano e nel 2018 - anno della prova contestata - rispettivamente primo cittadino e assessore nella giunta di cui fino all'inchiesta ha fatto parte Ceccarelli. «In che rapporti era con Bocci? Era legata a lui?», chiede l'avvocato. «Che io sappia non avevano rapporti politici stretti. Non era una sua collaboratrice. Non c'era un diretto collegamento», la risposta di Betti. E ancora: «Ceccarelli aveva il numero di telefono di Bocci?». «Non lo so. Non mi ha mai chiesto il numero. Io lo avevo? Sì». «Ha mai saputo che Ceccarelli aveva in corso un'assunzione all'azienda ospedaliera?». «Mai parlato di questo». «Mai chiesto un incontro con Bocci?». «Mai».
«Chi è Moreno Conti?», chiede ancora l'avvocato Brunelli. «Un operaio del Comune di Corciano». «Quando Bocci aveva bisogno di contattare persone del Comune di Corciano chi era il suo interlocutore?». «Si muoveva per canali istituzionali».
Domande e risposte simili anche per il sindaco Pierotti: «Per parlare con Bocci non pensava a Conti come intermediario?». «L'ho chiamato 4-5 volte ma direttamente». «Conti si attivava per rappresentare esigenze o questioni di Bocci?». «Con me no. Immagino mi avrebbe chiamato direttamente lui». «Conti le ha mai detto “Ti cerca Bocci, ti manda a dire questo”?». «No».
E sarebbe stato set game match per la difesa, convinta di interessamenti solo millantati, se la procura non avesse insistito su cene da 200 persone in cui - intercettazioni alla mano – i rapporti (se non altro raccontati) tra i vari imputati appaiono meno sfilacciati.

La difesa prova a spiegare anche i rapporti con l'altro imputato di spicco, l'ex direttore generale dell'ospedale di Perugia Emilio Duca, che Bocci interrogato spiegò di aver chiamato solo «tre volte». Una proprio per il poliziotto finito al Santa Maria della misericordia che ieri era sul banco dei testimoni a ricordare tutte le volte che Bocci andò a trovarlo durante il ricovero, anche al Cori di Passignano. «Bocci veniva sempre da solo o con il direttore generale?», chiede Brunelli. «No, è venuto con la moglie e figlio». «Il dg è venuto a farle visita?». «Non ricordo. Valorosi? Non lo conosco».
Ancora più chiaro il senso della testimonianza di Raffaele Cannizzaro, prefetto di Perugia dal 2016 al 2018, con Bocci sottosegretario. «Avevate un rapporto di amicizia?», la domanda dell'avvocato. «Grande cordialità e frequentazione», la risposta. «Bocci ha mai chiesto informazioni riguardanti procedimenti penali relativi a terze persone?». «Assolutamente no». «Le ha chiesto mai qualcosa su questo procedimento penale?». «No. Richieste formulate a me? Bocci non si è mai permesso». E poi il finale. «Conosceva Duca?». «Certamente. Sono stato accompagnato da lui per una necessità quale utente pagante. Ma ho chiamato io Duca. Non tramite Bocci».
E la partita prosegue, con altri testimoni, il prossimo 3 ottobre.

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